25 aprile 2024
Aggiornato 11:30
Gay | Unioni civili

Procura di Udine: Prefetto non può annullare trascrizione nozze gay

La procura di Udine dà ragione alle associazioni lgbt: il prefetto non può annullare la trascrizione di matrimoni fra persone delle stesso sesso contratti all'estero.

UDINE - La procura di Udine dà ragione alle associazioni lgbt: il prefetto non può annullare la trascrizione di matrimoni fra persone delle stesso sesso contratti all'estero.

L'esposto era stato presentato dalla Rete Lenford dopo che il prefetto, applicando la circolare del ministro dell'Interno Angelino Alfano, aveva cancellato la trascrizione, fatta dal comune di Udine, di un matrimonio tra persone dello stesso sesso.

A dare la notizia del successo è la stessa Rete Lenford che ha spiegato: «La procura riconosce che il prefetto non può cancellare la trascrizione nei registri dello stato civile del matrimonio same sex avvenuto all'estero, anche se non ravvisa la commissione di reati da parte del prefetto, per l'impossibilità di riconoscere il dolo nelle fattispecie di reato prese in considerazione».

Secondo la Procura il prefetto autonomamente non ha e non aveva compiti «sostanzialmente» abrogativi. Né poteri di cancellazione, che spettano per legge solo all'autorità giudiziaria e - ha riferito Rete Lenford - la Procura conclude affermando che «la Circolare del ministro Alfano prima e l'intervento del Prefetto poi non appaiono corretti sotto il profilo giuridico, perché vanno a ledere prerogative e compiti della Procura delle Repubblica», stabiliti dall'articolo 75 dell'ordinamento giudiziario.

«Con l'esposto penale segnalavamo l'assoluta inesistenza di un potere in capo ai prefetti di annullare gli atti di trascrizione», ha spiegato la neo eletta presidente dell'Associazione Rete Lenford - Avvocatura per i diritti Lgbt, l'avvocato Maria Grazia Sangalli, «e il fatto che con la Circolare Alfano si stava determinando una indebita invasione delle prerogative dei giudici. La Procura ha ritenuto infondata la notizia di reato, ma ha riconosciuto la fondatezza di tutte le ragioni in diritto da noi sostenute».