16 aprile 2024
Aggiornato 17:00
Grandi vini del Friuli

I vini caratteriali e senza compromessi di Fulvio Bressan

Un rigido protocollo di coltivazione, e poi vinificazioni ed affinamenti che hanno pochi eguali in Friuli e nella Penisola.

FARRA D'ISONZO - 35 chilometri a sud est di Udine, è così breve la distanza tra il capoluogo friulano e l'Azienda Agricola Bressan. Fulvio Bressan, così lontano invece dalla banalità e dagli stereotipi dei vignaioli mediatici che cercano di guadagnare quote di mercato con vini ruffiani o con operazioni di marketing studiate a tavolino.

CARATTERE CHE SI RIFLETTE NEL VINO - E' noto, il personaggio è di quelli dal profilo ingombrante e dall'altrettanto alto peso specifico caratteriale, magari anche poco propenso a spiegare o spiegarsi, lasciando andare i suoi pensieri torrenziali e controversi al giudizio di chi pensa di poter ergersi a giudice delle idee altrui, mentre lui lascia parlare i suoi vini, in una lingua che a sua volta lascia poco spazio ai compromessi.

MONOVITIGNO - Tutto di un pezzo, senza cercare con ossessione una rotondità complessiva con aggiustamenti. Senza peli sulla lingua. Caso mai ci penserà il tempo a rendere più addomesticabile il frutto della terra, senza artifici, assumendo a tratti caratteri morbidi e consenzienti, e in altri momenti risultando ruvidi e dal temperamento ostico come la pelliccia di un cinghiale; prendere o lasciare. La solidità del monovitigno, che sia Merlot, Pinot Nero, Pinot Grigio o addirittura pensando - e riuscendo - di fare un grande vino con del Moscato Rosa. Moscato Rosa 100%, quello che ho nel bicchiere mentre scrivo.

ROSANTICO - Devo ricorrere a tutto il bagaglio accumulato in 30 anni di degustazioni in giro per l'Europa per cercare qualche paragone che regga, ma poi mi rendo conto che non è neppure troppo saggio inerpicarmi in un puro esercizio di stile così fine a se stesso, mentre nel bicchiere il fluido rosa emana sentori che fanno venire i brividi, e che non potranno che essere confermati all'assaggio. Un pensiero vola a Bandol, da Chateau Pradeaux, un altro parte per la Rioja, da Lopez de Heredia. Pensieri in rosa, ma ognuno giustamente diverso, anche se i colori e i sentori si sovrappongono in mente ton sur ton.

FULVIO BRESSAN - L'ho incontrato solo un paio di volte, in occasione di degustazioni collettive e quindi dispersive sia sul piano tecnico che umano, però la sensazione di trovarmi davanti a vini d'eccezione e ad un personaggio dai tratti distintivi unici mi ha comunque pervaso immediatamente. Sono rimasto zitto, perché è meglio farlo quando non si conosce bene la materia specifica. Sarebbe meglio ascoltare, se lui si esprimesse. Il vino scorre, nessuno sputa, e la lingua correrebbe sciolta, ma potrebbe dire cose sciocche, sarebbe come andare da quel pollivendolo che non ne vuole sapere di darti solo mezzo pollo allo spiedo, tanto meno solo i petti o le cosce. Il pollo, se lo vuoi, te lo prendi tutto intero, così com'è, se no te ne puoi andare altrove.

SENZA FRETTA - Lunghi affinamenti e lunga vita ai vini, che per me amante della Borgogna e privilegiando tra le uve a bacca rossa proprio il Pinot Nero, è come rimanere nel limbo dell'incertezza di fronte ai suoi Pinot Noir che escono tardi, quando in Borgogna li hanno già vinificati, affinati, imbottigliati, venduti e bevuti. Escono tardi ma arrivano nel tempo giusto, e non se vanno più via, impregnati da tratti distintivi indelebili.