3 maggio 2024
Aggiornato 00:00
Enti locali

I sindaci pronti a impugnare la legge Panontin

Affollato incontro tra amministratori a Udine. Un centinaio contestano la definizione delle Unioni territoriali intercomunali: «Sono stati presi a riferimento ambiti non omogenei»

UDINE - La sfida ormai è lanciata. I sindaci del Fvg sono usciti alla scoperto per fare fronte comune contro la riforma degli enti locali. Un centinaio quelli che si sono ritrovati nel salone del Consiglio di palazzo Belgrado per chiedere di modificare la legge di riforma Panontin. Dalle parole, i primi cittadini, sono già passati ai fatti, visto che sono pronti per impugnare la delibera di perimetrazione delle Unioni territoriali intercomunali (Uti), sollevando anche una questione di incostituzionalità. A questo proposito si è costituito un pool formato da sindaci e avvocati per delineare, nei dettagli, i contenuti del ricorso.

A riunire il fronte della protesta a palazzo Belgrado sono stati tre primi cittadini: Renato Carlantoni, Piero Mauro Zanin e Pierluigi Molinaro. Tre figure di centrodestra, che però ci tengono a sottolineare come il malcontento da parte dei territori sia trasversale. «Se la Regione accetta di sedersi attorno a un tavolo per modificare la legge, siamo pronti a confrontarci - chiarisce Carlantoni - in caso contrario andremo avanti e impugneremo la legge. Siamo in tanti a non condividere i contenuti della riforma, la quale dà vita ad Unioni che mal si conciliano con le caratteristiche dei territori coinvolti. Sono stati presi a riferimento ambiti non omogenei».

Nel corso dell’incontro, che ha visto la partecipazione di sindaci ma anche di consiglieri regionali e provinciali, sono stati fatti due esempi di Regioni italiane dove la riforma degli enti locali è stata non solo condivisa, ma accettata dai territori. Innanzitutto l’Emilia Romagna e poi il Veneto, dove non sono previste penalità per i Comuni più piccoli che restano fuori dalle Unioni, si tiene conto delle minoranze linguistiche e le aggregazioni sono state pensate sulla base delle peculiarità dei Comuni. «Facciamo la riforma, ma non in questo modo - aggiunge Carlantoni -. Non ci sono certezze sulle disponibilità economiche delle Uti né sul trasferimento del personale da altri enti (Comunità Montane e Province). Non possiamo accettare la struttura di questa legge e se la Regione non ci verrà incontro andremo fino in fondo».

Soddisfatto dalla serata il sindaco Zanin: «E’ andata molto bene sia dal punto di vista della partecipazione che della qualità degli interventi. E’ emersa tutta l’incertezza dei primi cittadini per una riforma artificiale che non considera le esigenze dei territori, senza dimenticare che esistono forti dubbi sulla sua costituzionalità. Vogliamo far valere i diritti dei nostri concittadini».

La pistola è carica. Posata sul tavolo. Il colpo «del ricorso» è in canna. Com’è stato rimarcato durante l’incontro, solo la Regione può evitare che la riforma nasca sub iudice.