24 aprile 2024
Aggiornato 02:30
Nell’antica Mesopotania

L’Isis distrugge ciò che l’Università di Udine protegge

Gli archeologi dell’ateneo friulano sono impegnati a Dohuk per formare il personale locale che si occuperà della protezione del patrimonio culturale. A 60 km di distanza si è consumato lo scempio dei fondamentalisti islamici

UDINE – Mentre i miliziani dell’Isis distruggono decine di statue e di reperti archeologici in un museo nel nord dell'Iraq, a poca distanza, gli archeologi dell’Università di Udine educano i locali alla conservazione dei beni archeologici. Lo scempio delle opere della civiltà assira si è consumato nei pressi di Mosul, ad appena sessanta chilometri da Dohuk, dove dallo scorso 25 gennaio il personale dell’ateneo friulano è impegnato nella formazione dei componenti della Direzione delle antichità per la protezione e valorizzazione del patrimonio culturale del Kurdistan iracheno settentrionale. Nel museo archeologico di Dohuk, nell’ambito del «Progetto archeologico regionale Terra di Ninive - PARTeN», avviato dall’ateneo friulano nel 2012, si stanno svolgendo quattro corsi voluti in accordo con le istituzioni locali per contribuire al potenziamento delle competenze nella gestione dei beni archeologici, culturali e naturali, in un momento in cui – come i recentissimi fatti dimostrano – il ricchissimo patrimonio della regione, nel cuore dell’antica Mesopotamia, è gravemente minacciato dall’espansione dello Stato islamico.

IL PROGETTO – L’iniziativa, finanziata dalla Cooperazione Italiana allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Task Force Iraq), è diretta da Daniele Morandi Bonacossi, docente di archeologia e storia dell’arte del Vicino oriente antico all’Università di Udine e direttore del progetto PARTeN. Si svolge attraverso corsi specifici nel campo dei beni archeologici, principalmente attinenti alle metodologie e tecniche di scavo e ricognizione archeologica, alla geoarcheologia, alla bioarcheologia e alle tecniche di illustrazione dei materiali archeologici. A Dohuk sono attualmente impegnati per l’Università di Udine Marco Iamoni e Alessandro Canci, insieme a specialisti di altri atenei.
Nella prossima estate saranno tenuti anche due corsi dedicati al restauro dei materiali archeologici e alla formazione di operai specializzati nello scavo archeologico. «Il progetto – sottolinea Morandi Bonacossi - mira anche a promuovere una diffusa coscienza pubblica riguardo alla protezione, conservazione e restauro del patrimonio archeologico regionale attraverso la divulgazione di informazioni e conoscenze che intendono contribuire allo promozione del turismo e dello sviluppo socio-economico della popolazione locale».

BENI DA PROTEGGERE - Attualmente è in corso il restauro dei più importanti reperti archeologici conservati nel Museo di Dohuk - dove sarà allestito anche un laboratorio di restauro - e specialmente attraverso la documentazione, protezione e valorizzazione del complesso idraulico monumentale costruito dal re assiro Sennacherib con lo scopo di irrigare l’entroterra di Ninive e portare l’acqua fino alla sua capitale. Con l’ausilio delle più moderne e aggiornate tecnologie digitali messe a disposizione dall’Istituto per le tecnologie applicate ai beni culturali del CNR (Laser Scanning e fotogrammetria digitale 3D), sono in corso di realizzazione la documentazione e il rilievo di questo articolato sistema di irrigazione (240 km di lunghezza) con i suoi canali, dighe, acquedotti monumentali in pietra e i rilievi rupestri rappresentati il sovrano e le principali divinità assire.