27 aprile 2024
Aggiornato 03:00
A Ruda di Saciletto

Ricordato il sacrificio dei partigiani della «Montes»

Tante le autorità presenti alla cerimonia, durante la quale sono stati ribaditi i valori della Resistenza. Smuraglia: «No a cambi di Costituzione a maggioranza». Torrenti: «Guai a far scendere l’oblio su queste vicende»

RUDA -  Nel febbraio di 70 anni fa, Mario Malner, Gentile Valeri, Ferruccio Cidin, Vitalino Franzot, Ugo Zorzenon, Arrigo Doz, Bruno Montina e Secondo Bertossi, tutti giovani tra i 18 e i 30 anni, furono fucilati a Saciletto di Ruda, dopo aver subito indicibili torture all’interno della caserma "Piave" di Palmanova.
Il loro sacrificio è stato ricordato anche quest'anno, con una toccante cerimonia a cui sono intervenuti i parenti rimasti, il presidente nazionale dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia Carlo Smuraglia, l'assessore regionale alla Cultura Gianni Torrenti, il presidente della Provincia di Gorizia Enrico Gherghetta, l'assessore provinciale di Udine Marco Quai, i primi cittadini di Ruda, Palmina Mian, e di Udine, Furio Honsell, e tante persone comuni.

CHI ERANO GLI UCCISI - I giovani fucilati dai fascisti facevano parte dei Gap-Gruppi di azione patriottica e della cosiddetta Intendenza "Montes" (dal nome di battaglia di Silvio Marcuzzi, ucciso a Palmanova nel novembre 1944, medaglia d'Oro al Valor militare alla memoria), che costituì la più grande esperienza in Italia di organizzazione e distribuzione di armi e viveri ai partigiani operanti in montagna, come ha ricordato il presidente Smuraglia. Si trattava di ragazzi originari della Bassa friulana o del Monfalconese.

IL RICHIAMO AI VALORI DELLA RESISTENZA - La necessità di difendere i valori della Resistenza e il sacrificio di questi e di tutti i giovani che morirono per gli ideali di libertà, hanno costituito il momento di riflessione più intenso della cerimonia, con gli interventi ufficiali del sindaco Mian  («l'Italia deve saper trovare sé stessa recuperando valori e diritti», ha osservato) e di Smuraglia, secondo il quale non c'è una vera «memoria collettiva» nel nostro Paese su queste vicende, su una Resistenza, comunque con luci e ombre, che fu resistenza di giovani che seppero scegliere la libertà e la voglia di futura democrazia, di donne, dei caduti di Cefalonia, di contadini e sacerdoti, di operai, intellettuali e ufficiali del Regio Esercito.

L'AFFONDO DI SMURAGLIA - «La nostra Carta Costituente non può essere cambiata a colpi di maggioranza». Così Smuraglia, presidente nazionale Anpi ha voluto mettere in guardia il Governo Renzi, lanciando un attacco anche alla Lega di Salvini. «Dietro alla nostra Costituzione - ha detto a Saciletto di Ruda - ci sono sangue e lotte di nostri fratelli morti per la democrazia e per costruire un'Italia migliore. Sono ancora troppi fascisti in giro: fa inorridire che partiti si alleino con costoro per avere più voti».

IL COMMENTO DI TORRENTI - «Quei valori e quel sacrificio, quell'anelito di libertà - ha dichiarato l'assessore regionale - devono oggi essere celebrati e diffusi grazie a un'azione quotidiana, debbono restare d'attualità con azioni politiche, sociali, anche economiche adeguate. Non può scendere l'oblio su queste vicende della nostra storia, che non possono essere relegate e affidate solo a momenti ed eventi specifici. Serve - ha aggiunto Torrenti - una costanza di azioni, nelle scuole, con i più giovani, all'insegna di rinnovati sentimenti di solidarietà e tolleranza, che ci rammentino senza tentennamenti quello che dobbiamo e vogliamo essere».