26 aprile 2024
Aggiornato 02:30
Udine e il commercio

«In centro favoriremo insediamenti per proposta merceologica»

L’assessore al Commercio Alessandro Venanzi parla della situazione del comparto nel cuore di Udine e annuncia novità con l’arrivo dei fondi Pisus. «Dopo le liberalizzazioni il Comune può fare ben poco per determinare la mappa delle nuove aperture».

UDINE - Non vuole entrare nelle polemiche sollevate da alcuni esercenti del centro città. Sa bene come stanno le cose, ma ci tiene a evidenziare come altre città della regione stiano peggio di Udine. Richiama il valore dei negozi di prossimità nel centro storico, distingue il ruolo dei centri commerciali da quello del centro storico, e attende i fondi Pisus per dare una sterzata al comparto in città. L’assessore comunale Alessandro Venanzi interviene nel dibattito sulle difficoltà del commercio nelle principali vie del capoluogo friulano.  

INDICATORI NON TROPPO NEGATIVI - «Dai dati sullo stato di salute del commercio di cui disponiamo, frutto anche delle elaborazioni della Camera di Commercio - chiarisce Venanzi - possiamo affermare che il trend di Udine sia positivo: ci sono città, in regione, che stanno peggio di noi. La nostra attività commerciale è piuttosto attiva, nel senso che le nuove aperture sono numerose. Volendo fare un raffronto - aggiunge - diciamo che su 10 nuove aperture di locali e negozi, quelli che chiudono sono 2. Il commercio in città, quindi tiene».

DIMMI CHE FAI E TI DIRÒ CHI SEI - Il Comune di Udine accoglie sempre con favore le nuove aperture. Ma  l’assessore Venanzi ricorda che non tutte le tipologie di negozi o di locali sono uguali: «Oggi non esiste più il contingentamento delle licenze e quindi il Comune non può intervenire per distribuire sul territorio bar e negozi sulla base di studi di mercato e numero di abitanti. Nonostante questo, quando un nuovo esercizio commerciale chiude, la colpa ricade sul Comune e nascono i problemi». L’amministrazione quindi, può fare poco o nulla per impedire che i bar aprono a poca distanza l’uno dall’altro o negozi con la stessa merce si insedino l’uno di fronte all’altro. Poi però, quando la realtà del mercato porta all’abbassamento delle serrande, chi viene colpevolizzato, spesso, è proprio il Comune. «Da parte nostra - evidenzia Venanzi - cerchiamo di mettere in atto sgravi per le nuove attività commerciali e con l’avvio del progetto Pisus (che porterà a Udine, dal gennaio 2016, 3 milioni di euro), vorremmo  favorire un insediamento per proposta merceologica, incoraggiando insediamenti di un certo tipo in centro storico, come i negozi di prossimità, quelli che svolgono un servizio per gli abitanti di un borgo».

CENTRO COMMERCIALE E CENTRO STORICO - «Non possiamo mettere sullo stesso piano i centri commerciali con i centri storici, non competono allo stesso livello - dichiara l’assessore Venanzi -. Il centro di una città ha dalla sua la bellezza architettonica, la storia e la cultura, però sconta il fatto di non avere un unico proprietario che sceglie la linea da seguire e prende le decisioni. In centro dobbiamo fare i conti con le regole del libero mercato». L’assessore si dice comunque ottimista sul futuro dei centri storici e lancia un allarme riferendosi ai centri commerciali: «Tra una decina di anni o anche meno - afferma - dovremo affrontare il rischio che questi grandi centri diventino cattedrali nel deserto, perché quando il massimo sviluppo commerciale sarà raggiunto, potrebbero svuotarsi con la necessità di essere riconvertiti».