25 aprile 2024
Aggiornato 06:30
La Repubblica delle Idee

Udine e il confronto tra civiltà: il jihadismo tra politica e ideologia

Dopo il saluto di De Benedetti, Serracchiani e Honsell, la discussione è entrata subito nel vivo. Guolo e Valli, stimolati dal giornalista Gatti, si sono confrontati su integrazione, Isis, jihad e globalizzazione

UDINE - Il capoluogo friulano si riconferma luogo ideale per intavolare discussioni e confronti sui grandi temi del mondo di oggi: la libertà, lo scontro tra civiltà, la pace, la democrazia, il terrorismo, la convivenza tra popoli. Dopo i successi passati di vicino/lontano, Udine è tornata protagonista grazie al festival ‘Repubblica delle Idee’, una due giorni di incontri intitolata «La libertà di tutti. Culture diverse, un presente comune». Nell’ex chiesa di San Francesco, gremita per ogni incontro, si sono succeduti il direttore di Repubblica Ezio Mauro, Massimo Cacciari e Adriano Sofri, i giornalisti Bernardo Valli, Fabrizio Gatti, Paolo Rumiz, Tommaso Cerno, il sociologo Renzo Guolo, Riccardo Luna, Moni Ovadia.

LA BABELE DEL MONDO ARABO - Nella prima giornata del festival (che si concluderà domenica 22), sul palco allestito nell’ex chiesa di San Francesco hanno dialogato Bernardo Valli con Renzo Guolo, moderati da Fabrizio Gatti. Una discussione che, prendendo spunto da quanto accaduto in Tunisia qualche giorno fa, si è allargata ai contrasti tra Paesi Arabi, Occidente e Israele, fino a giungere al Califfato islamico. «L’Isis in Siria e Iraq sarà battuto - ha detto Guolo - perché ha coalizzato contro di sé una mole di nemici troppo ampia. Nemici che però hanno visioni e obiettivi completamente diversi sul futuro di quei Paesi».

IL JIHADISMO - Valli ha tentato di determinare l’inizio di questo fenomeno che pare dilagare non solo nel mondo arabo ma anche in Europa. «Va subito chiarito che il jihadismo non è sinonimo di guerra e combattente, ma di mobilitazione dello spirito. Si tratta di un fenomeno emerso dopo la dissoluzione dell’Impero Ottomano, avvenuta nel 1918, rafforzatosi dopo l’umiliazione del nazionalismo panarabista sconfitto dalla guerra contro Israele: a mio avviso - chiarisce Valli - il jihadismo è nato quando l’Afghanistan è stato invaso dall’Unione Sovietica, dando vita a tutta una serie di movimenti contro l’invasore». Gruppi, come i talebani, spesso alimentati e finanziati dai Paesi occidentali, e dagli Usa in particolare. Un errore di valutazione, quest'ultimo, riconosciuto come tale dallo stesso Guolo, che ha detto la sua sulla nascita del jihidismo: «Per me il Jihad nasce nel 1981 con l’assassinio di Sadat, presidente dell’Egitto». Guolo ha poi ricordato come, ad esclusione dell’Afghanistan, fino a oggi, «i movimenti jihadisti abbiano sempre perso sia militarmente sia politicamente, pur vincendo da un punto di vista ideologico». Proprio questo carattere ideologico dell’islam estremista, secondo Guolo, assolve, almeno in parte, l’Occidente dalle responsabilità di aver innescato questa guerra di civiltà.  

IL SALUTO ALLA CITTÀ - Ad aprire la kermesse, l'editore di Repubblica Carlo De Benedetti, il sindaco di Udine Furio Honsell e il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani. Nel suo intervento De Benedetti ha sottolineato come i fatti di cronaca degli ultimi giorni, dalla Tunisia allo Yemen, più di uno scontro di civiltà, siano «una battaglia di retroguardia di alcune aree del mondo contro la modernità». E questa battaglia «è anche una risposta agli effetti della globalizzazione la quale, non va dimenticato, ci ha portato molti effetti benefici». Ma bisogna tenere conto del fatto che «l'avanzamento della globalizzazione in alcune parti del globo non è stato accompagnato da un parallelo avanzamento della cultura». Serracchiani e Honsell, invece, si sono soffermati sulle peculiarità di Udine, città dove i diritti civili e la libertà hanno sempre trovato terreno fertile, così come l’accoglienza e l’integrazione.«Noi pensiamo - ha chiosato Serracchiani - che la libertà debba essere di tutti, anche nelle diversità, e questa libertà rappresenta la nostra grande ricchezza: lo affermiamo a testa alta, a chi pensa di costruire oggi un mondo fatto di paura, di fondamentalismo, di estremismo».