18 aprile 2024
Aggiornato 10:00
Cerimonia a 39 anni di distanza

A Gemona ricordati gli alpini morti a causa del terremoto ‘76

Nella caserma Goi-Pantanali persero la vita 28 penne nere, in gran parte della Julia. A causa del sisma perirono anche un capitano dell’Aeronautica canadese e 4 Vigili del Fuoco. L'omaggio delle istituzioni

GEMONA DEL FRIULI - Gemona, il Friuli, l'intera regione hanno ricordato alla caserma Goi-Pantanali e al monumento di piazzale Emanuele Chiavola, inaugurato nell'aprile 2011 dall'Associazione nazionale dei vigili del Fuoco, i 29 militari, soprattutto alpini della Julia, e i quattro vigili del Fuoco, vittime del terremoto del 6 maggio 1976 o caduti nella successiva opera di soccorso e ricostruzione.
Alle due cerimonie, presenti anche numerosi parenti dei giovani alpini scomparsi tra le macerie della caserma di Gemona del Friuli, sono tra gli altri intervenuti il prefetto Delfina Provvidenza Raimondo, l'assessore regionale Mariagrazia Santoro, il presidente del Consiglio provinciale di Udine Fabrizio Pitton, il primo cittadino di Gemona Paolo Urbani (che ha annunciato la volontà del Comune di attribuire il prossimo anno alla Julia la cittadinanza onoraria), diversi altri sindaci del Friuli e il direttore regionale dei Vigili del Fuoco Roberto Catarsi.

Le vittime «in servizio» del terremoto 1976
Antonio Alfano, Sabatino Bocchetto, Amato Celli e Antonio Pedone, assieme all'imprenditore pordenonese Pio Francesco Perin, persero la vita nell'incidente occorso durante il volo di rientro dell'elicottero dei vigili del Fuoco avvenuto sul lago di Redona (fra Tramonti e Meduno) nel corso dell'opera di soccorso alle popolazioni terremotate.
I 28 soldati invece furono le vittime della scossa di quella drammatica sera del 6 maggio di 39 anni fa, ricordati con una stele nella piazza d'armi della caserma gemonese, sulla quale figura anche il nome del capitano dell'Aeronautica canadese Ronald Mc Bryde, perito nella caduta del suo elicottero durante le operazioni di soccorso successiva al sisma che sconvolse il Friuli e che a Gemona causò 400 vittime.

Il ricordo delle istituzioni
«Un profondo senso di gratitudine va a quei friulani che rinunciarono ad avere subito salva la propria casa, per dare priorità alle fabbriche, alle infrastrutture, ai municipi dal cui ripristino dipendeva la ripresa dell'economia e di una vita ‘normale'». Questo il ricordo dell’assessore regionale Mariagrazia Santoro. «E' da quell'altissimo senso di responsabilità civile che si innescò il 'modello Friuli' che in tutta Italia ha fatto sì che questa immane tragedia sia ricordata come esempio virtuoso di riscatto e di capacità di gestione. Nella dignità delle nostre genti, nell'unità delle istituzioni trovò linfa lo spirito di solidarietà di migliaia di volontari e l'aiuto efficace della comunità nazionale e internazionale. L'intera regione  - continua l’assessore – dimostrò la capacità di sovvertire il destino, sviluppando, da un evento tragico, le massime competenze per la gestione del territorio, delle emergenze, della ricostruzione. Fu allora – chiude Santoro - che nacque la Protezione civile, sorse una nuova sensibilità verso la prevenzione, fu concepito e realizzato un modello amministrativo funzionale a dare risposta concreta ai cittadini e agli amministratori».