19 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Crisi del commercio

Troppe tasse, chiude un altro negozio in via Vittorio Veneto

Ennesima serranda abbassata nel cuore di Udine. Il titolare è stato costretto a licenziare le due dipendenti. Le attività economiche faticano e c'è chi prevede, nel giro di 10 anni, una supremazia dei negozi virtuali su quelli reali

UDINE – Continua la ‘maledizione’ di via Vittorio Veneto, a Udine, dove ci sono sempre più serrande abbassate e vetrine vuote. L’ultima chiusura ha riguardato un negozio di abbigliamento al civico 46, soffocato da tasse e burocrazia. E’ lo stesso titolare del punto vendita a esternare tutta la propria rabbia attraverso un cartello esposto su quella che, fino a qualche settimana fa, era la sua vetrina. «Ringraziamo lo Stato, socio invisibile che con le sue tasse ha ucciso un’altra attività e costretto a licenziare i dipendenti». Questo il testo dello sfogo visibile da tutti quelli che frequentano via Vittorio Veneto.

Una via caratterizzata dalle serrande abbassate
Percorrendo la strada in porfido che conduce in piazza Libertà, le vetrine vuote sono una decina. In questi ultimi anni hanno chiuso negozi per la casa, di abbigliamento, bar (vi ricordate il servizio sul SottoVoce?). Alcune attività hanno aperto e resistono, ma non senza difficoltà. Non ce l’ha fatta, invece, la bottega al civico 46, costretta a mandare a casa due dipendenti assunti con contratto part-time. A rendere insostenibile la situazione, sono state le tasse piombate sulla testa del titolare, che non è più stato in grado di mantenere, insieme, attività e commesse. La chiusura di un esercizio commerciale, di qualunque tipologia esso sia, è comunque sempre una sconfitta per il settore del commercio: ecco perchè istituzioni e categorie dovranno interrogarsi sulla crisi che sta interessando una delle strade più importanti di Udine cercando possibili soluzioni.

Le reazioni
Non tutti quelli che lavorano in via Vittorio Veneto hanno reagito nella stessa maniera vedendo il cartello affisso al civico 46. C’è chi comprende il gesto eclatante come protesta contro una tassazione a tratti asfissiante, e chi considera la chiusura di quel negozio inevitabile. «Non si può pretendere di lavorare se tutti vendono le stesse cose a poca distanza – ha affermato un commerciante della via –. Serve una diversificazione nell’offerta commerciale, altrimenti ci saranno sempre negozi o bar che chiuderanno nel giro di poco tempo». Diverso il commento di un’altra esercente di via Vittorio Veneto:  «La verità – ha chiarito – è che l’avvento di internet ha completamento stravolto le abitudini di acquisto delle persone: credo che tra una decina di anni ci saranno sempre meno negozi reali e sempre più negozi virtuali, dove la gente comprerà ciò che vuole on line».