24 aprile 2024
Aggiornato 13:00
Prodotti eccellenti

La lunga tradizione del Pan di Sorc

Riconosibile da un'ostia commestibile sulla quale compare il marchio esclusivo, il pan di sorc rappresenta un raro esempio di prodotto da forno degno della tutela di Slow Food

GEMONA - Generalmente in questi casi si parla di un prodotto, di una materia prima derivata dalla terra o dal mare, oppure di una lavorazione a base di materie prime esclusive che concorrono e contribuiscono a far nascere un salume, un formaggio o una conserva di frutta e verdura, mentre in questo caso è un prodotto da forno che si è guadagnato i il diritto e l'onore di far parte di quella ristretta cerchia di prodotti inseriti nell'elenco dei Presidi Slow Food, fondazione sempre attenta a tutelare le rarità e le eccellenze regionali in pericolo di estinzione.

DAL MAIS - Ripiantare il mais cinquantino, coltivare frumento e segale, attivare un paio di mulini per la mulitura, impastare il composto con lievito madre ed infine cuocere il pane in forno a legna. Filiera completa e prodotto finito che, diversamente da ogni prodotto della terra non ha stagionalità, ma bensì si può trovare nella zona di produzione per tutto l'anno nei rivenditori qui indicati.

UN PEZZO DI STORIA - Come sempre in questi casi, storie, racconti e leggende si incrociano, avvolgendo di ulteriore fascino un prodotto che già di per se stesso può vantare unicità distintive assolute, sia per la versione "dolce" che per quella "salata", frutto di traffici e transiti che risalgono alla dominazione dell'Impero Ausburgico. E' noto, da quelle parti la distinzione tra dolce è salato rimane un esile concetto oggi, figuriamoci a quei tempi, e quindi dall'intreccio di prodotti e dai ricordi dai viaggi, un po' per diletto e un po' per necessità nacque questo particolare tipo di pane.

NON SOLO A NATALE - Un pane dolce e speziato è perfetto per il periodo invernale, quello che poi culmina nelle feste natalizie, momento nel quale il pan di sorc, che significa mais in dialetto (è giusto chiarirlo a chi non è di queste parti), mais che veniva unito a segale, frumento, fichi secchi, uvetta e semi di finocchio, e a cui si dava la forma di di pagnotta arrotondata alta qualche centimetro, la cui crosta prende un colore scuro caramellato, che così ben si contrasta con la mollica gialla e profumata ovviamente di mais, e che porta la mente a pensare alla rassicurante polenta gialla. Dolce o salato, veniva consumato così, da solo oppure con salumi e formaggi, e se ne avanzava, dopo alcuni giorni era ancora buono se ammollato nel latte o utilizzato nella ricetta dei crafut, o crafus, sorta di polpetta originalissima, degna anch'essa di un futuro Presidio Slow Food.