19 aprile 2024
Aggiornato 18:30
Dopo l’ennesima esecuzione dell’Isis

Posta la foto di Khaled Asaad decapitato per scuotere le coscienze

Il sociologo udinese Marco Orioles ha scelto il suo profilo Facebook per lanciare un messaggio forte: «Tacere non è più ammissibile»

UDINE – Ha fatto una scelta forte, di campo. Pubblicare sul suo profilo Facebook la foto del corpo decapitato dell’ex direttore e custode delle rovine romane di Palmira, Khaled Asaad. Nessuna censura, nessun effetto di Photoshop: solo la nuda realtà di un uomo appeso a un palo della luce con la testa posata dinnanzi ai piedi, in una pozza di sangue. Una scelta, quella di Marco Orioles, studioso di Islam ma anche di Isis e di tutto ciò che ruota attorno ai flussi migratori in Friuli Venezia Giulia, sociologo all’Università di Udine, che certamente farà discutere, considerata la crudezza dell’immagine. Ma Orioles è convinto di ciò che ha fatto: una provocazione voluta, pensata per scuotere gli animi degli europei, ormai assuefatti dalla violenza quotidiana dei seguaci del sedicente califfato islamico.

Le motivazioni di Orioles
«Parlate, per carità. Tacere non è più ammissibile. L'indifferenza, lo scrollarsi le spalle in attesa della prossima notizia che faccia cadere nell'oblio la precedente, il rifugiarsi in argomenti pretestuosi o in dotti vaniloqui sono, tutti, atteggiamenti che dimostrano una allarmante ipocrisia – scrive Orioles sul suo profilo Facebook – che, di fatto, sancisce la nostra non volontà di affrontare una violenza spietata che cavalca proprio la nostra insulsaggine. Khaled Asaad, custode della millenaria memoria di Palmira, è morto così anche perché noi siamo avviluppati in un nulla che prima o poi si ritorcerà contro tutti noi».

L’Isis come nemico universale dell’umanità
Esistono due scuole di pensiero in merito alle atrocità compiute dall’Isis: non trasmettere e non condividere immagini o video, evitando così di fare il gioco dei terroristi, che ogni giorno, grazie anche a una precisa strategia comunicativa, arruolano adepti in tutto il mondo, oppure far conoscere e diffondere i documenti di ciò che subiscono le vittime del califfato. «Appartengo a quest’ultima linea di pensiero – afferma Orioles – in quanto la considero l’unico modo per prendere le misure a questo nostro nemico, vera minaccia non solo per il Cristiasnesimo e per l’Occidente, ma per l’intera umanità. A mio modo di vedere, censurare immagini e video di questo tipo, alla lunga, può essere controproducente».