24 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Lo scontro

La Provincia contro il nuovo Piano faunistico regionale

Mancano norme per il contenimento dei cinghiali. L’assessore Quai: «Aumenteranno gli incidenti e i danneggiamenti all’agricoltura»

UDINE - «Il piano faunistico regionale è privo di misure adeguate per il contenimento dei cinghiali. E, così, il problema degli incidenti stradali causati da questi animali, ma anche i danneggiamenti alle coltivazioni, sono destinati ad aumentare». La denuncia è dell’assessore provinciale alla caccia e pesca Marco Quai. «Aver limitato, a esempio, gli strumenti di prelievo attraverso la diminuzione dei punti di foraggiamento (massimo due erogatori per chilometro quadrato con un chilogrammo di granaglia) rappresenta un passo indietro rispetto all’attuale gestione di questa tipologia di fauna selvatica, sempre più presente sul nostro territorio con conseguenti problemi per la sicurezza, per gli utenti della strada, per l’agricoltura».

Bocciatura su tutta la linea per il Piano regionale
La gestione dei cinghiali non è l’unico aspetto del piano contestato dalla Provincia che boccia il provvedimento su tutta la linea. «Il documento – prosegue Quai – risulta carente sugli interventi per il miglioramento ambientale, privo di adeguate coperture finanziarie, non condiviso, restrittivo per alcune attività di caccia come a esempio la pronta caccia al fagiano». Quai ricorda le tappe del piano. «Dopo lunghissima attesa e fitti confronti con il Comitato faunistico regionale, finalmente era stato definito un testo quantomeno condiviso. Obiettivo centrato fino al 26 giugno scorso quando il testo è stato stravolto dalla giunta regionale che ha fatto proprie 89 osservazioni alla Vas (valutazione ambientale strategica), il 60% delle quali provenienti da servizi interni all’ente, bocciando, di fatto, il lavoro svolto dalla stessa Regione. Un vero e proprio colpo di mano».

La spada di Damocle del Tar
Il metodo seguito dalla Regione non ha portato alla soluzione a lungo attesa, tant’è che la materia è oggetto di giudizio da parte del Tar, il tribunale amministrativo regionale. I rilievi della Provincia s'indirizzano in particolare al modus operandi seguito, al mancato coinvolgimento dell’Ente, alla mancanza di investimenti per l'attività di miglioramento ambientale, alla scarsa considerazione del ruolo dei cacciatori quali operatori di tutela ambientale che possono collaborare a controllare e contenere le specie che arrecano più danni in caso di incidenti stradali o danneggiamenti alle produzioni agricole o ancora problemi all’igiene pubblica (contrasto alla diffusione della rabbia silvestre). «Vi sono solo limitazioni, la tutela è puramente ideologica», conclude Quai.