20 aprile 2024
Aggiornato 04:30
Polemica politica

Sgarro a Sappada: il Senato stralcia la discussione per il passaggio al Friuli

Frattura nel Partito Democratico, con Serracchiani e De Monte che spingono per vedere il Comune cadorino in Friuli e con i dem veneti e romani che remano contro. Il primo round è andato a questi ultimi (tra loro c'è anche il friulano Sonego)

UDINE – Sulla vicenda di Sappada, comune bellunese che vorrebbe passare al Friuli Venezia Giulia, si spacca il Pd. Perché se dal Friuli è forte la spinta per ‘annettere’ il territorio cadorino, da Veneto e da Roma (ma c'è anche il senatore friulano Lodovico Sonego) stanno facendo di tutto per impedire quella che pare una riunificazione dettata dalla storia e dalla cultura. Mercoledì 16 marzo, il primo round, è andato a chi Sappada la vuole continuare a vedere in Veneto. Il Senato, infatti, ha stralciato la discussione e la votazione del disegno di legge per il passaggio del Comune al Fvg. Un altro duro colpo per la specialità della regione.

Immediata la presa di posizione della governatrice Debora Serracchiani. «Credo che debba essere rispettata la volontà dei cittadini, che sono stati molto chiari e si sono espressi liberamente». Il riferimento è al referendum del 2008, con il quale il 95% dei sappadini si erano espressi per il passaggio alla provincia di Udine. Un voto che diede il via libera all’iter, con l’ok dei consigli regionali di Fvg (2010) e Veneto (2012), oltre che delle commissioni Bilancio e Affari Costituzionali del Senato.
«A questo punto - ha aggiunto la presidente regionale - mi chiedo se non sia importante per me invitare l'intero Bellunese a congiungersi sotto la specialità del Friuli Venezia Giulia per mettere insieme il patrimonio straordinario che abbiamo, la nostra montagna e i parchi delle Dolomiti, visto che parliamo di gente che ha lo stesso comune sentire».

Critica anche l’europarlamentare Isabella De Monte, firmataria nel 2013 del disegno di legge per il passaggio del comune di Sappada dal Veneto al Fvg. «La volontà popolare non è un optional: o la si rispetta o si decida di abrogare le disposizioni referendarie». Secondo De Monte «non si possono prendere in giro i cittadini: sono anni che si lavora a questo provvedimento, che è frutto di un’ampia e netta volontà popolare, avallata da entrambi i Consigli regionali e ora tradotta in un testo chiaro ed equilibrato dalle commissioni parlamentari. Grave se si volesse gettare al macero con un colpo di mano un percorso pienamente legittimo. Ancor più grave sarebbe se si volesse surrettiziamente aprire la strada alle ambizioni macroregionali dei fautori di un Grande Veneto».