19 aprile 2024
Aggiornato 11:00
Il delitto quasi 2 mesi fa

Caso Regeni: l'Egitto parla di svolta nelle indagini,ma l'Italia non si fida

Per il ministero dell'Interno egiziano gli assassini del ricercatore friulano sarebbero stati uccisi dalla polizia. I dubbi degli investigatori italiani a Il Cairo

FIUMICELLO – Continua la poca chiarezza sul caso di Giulio Regeni, il ricercatore friulano barbaramente ucciso in Egitto quasi due mesi fa. L’ultima ‘uscita’ del ministero dell'Interno de Il Cairo chiama in causa una presunta banda specializzata nel rapimento di cittadini stranieri, morti in seguito a un conflitto a fuoco con la polizia. Ci sarebbero loro «dietro l'uccisione dell'italiano Giulio Regeni», afferma una fonte del ministero. Nella casa di uno dei familiari di un componente della banda, infatti, sarebbero stati rinvenuti il passaporto e altri documenti del ricercatore friulano.

Ma gli inquirenti italiani, a Il Cairo da diverse settimane, non si fidano.  «Il caso non è affatto chiuso. Non c'è alcun elemento certo che confermi che siano stati loro». Gli investigatori paiono non troppo convinti dalla 'svolta' arrivata dall'Egitto, ricordando che nonostante siano passati quasi due mesi dalla scomparsa del ricercatore, le autorità italiane sono ancora in attesa di riceve dal Cairo alcuni documenti e atti dell'inchiesta egiziana, ritenuti fondamentali.
Secondo una fonte della Procura generale egiziana, sorella e moglie del capo della banda di criminali indicata dalle autorità egiziane come responsabile della tortura a morte di Giulio Regeni avrebbero sostenuto, in una deposizione, che il giovane ricercatore friulano è stato ucciso perché resisteva alla rapina.
Una soluzione che appare la via più ‘comoda’ per chiudere un caso sempre più intricato.