1 maggio 2024
Aggiornato 23:30
Oltre 2 mila allevatori davanti al teatro cittadino

La rabbia di Coldiretti manifestata a Udine

Gettate a terra polvere di latte e cagliate straniere: sono queste che stanno mettendo in ginocchio il comparto in Italia e in Fvg. In regione già chiuse un centinaio di stalle

UDINE - «Il 20% delle mozzarelle italiane è fatto con cagliate provenienti dall’Est, e in particolare dalla Lituania. Fino a quando si accetterà questo stato di cose non ci sarà speranza per gli allevatori italiani e del Fvg». Lo ha detto il presidente di Coldiretti nazionale Roberto Moncalvo, durante la mobilitazione che Coldiretti ha voluto organizzare a Udine (migliaia gli allevatori presenti, con trattori e con le immancabili bandiere gialle), città capoluogo di una regione attraversata ogni giorno da tonnellate di latte, di latte in polvere e di cagliate, senza per altro subire gli stessi controlli ai quali sono sottoposti ogni giorno gli allevatori italiani e del Fvg.
Il risultato di questa politica, a un anno dalla fine delle quote latte, provvedimento che ha liberalizzato ancor di più i commerci, sono devastanti. Secondo Coldiretti dalla fine delle quote si sono chiuse in Italia 1.500 stalle, in maggioranza in montagna e a rischio ci sono almeno altri 120 mila posti di lavoro. Penalizzato anche il Fvg che, secondo il direttore dell’Associazione Allevatori del Fvg, Andrea Lugo «ha perso nell’ultimo triennio un centinaio di stalle pari al 10% anche se la produzione, pari a 2 milioni e 570.000 quintali, è rimasta invariata».

Gettate a terra polvere di latte e cagliate
Non è un caso se proprio a Udine la polvere di latte e le cagliate straniere che hanno attraversato la frontiera per giungere in Italia ed essere trasformate in formaggi e mozzarelle ‘made in Italy’ sono state gettate a terra dagli allevatori che denunciano la concorrenza sleale e il grave danno provocato all’immagine e alla qualità del prodotto realizzato con il latte italiano.
Ma le difficoltà per gli allevatori non derivano solo da regole internazionali che li penalizzano, ma anche da politiche nazionali che consentono che il prezzo del latte fresco (1,50 al litro) moltiplichi più di quattro volte nel passaggio dalla stalla allo scaffale lasciando agli allevatori del Fvg solo 0.31 centesimi per ogni litro.  «I consumatori italiani – ha spiegato il presidente nazionale di Coldiretti Moncalvo – pagando attorno a 1,50 euro al litro il latte di qualità, riconoscono all’industria oltre il 30% in più rispetto alla Germania e il 20% in più nel confronto con la Francia, ma nelle stalle arrivano solo pochi centesimi».

Va introdotta l’indicazione della materia prima in etichetta
All’inizio delle regime delle quote latte nel 1984 in Italia il latte veniva pagato in media agli allevatori 0,245 euro al litro mentre i consumatori lo pagavano 0,40 euro al litro (780 lire), con un ricarico quindi del 63% dalla stalla alla tavola. Nel 2000 agli allevatori il latte veniva pagato 0,32 euro al litro mentre i consumatori lo pagavano un euro al litro, con un aumento del 213% dalla stalla alla tavola. Oggi la forbice si è ulteriormente allargata e il prezzo del latte fresco moltiplica più di quattro volte dalla stalla allo scaffale, con un ricarico del 355%.
Come uscire da questa situazione? La ricetta è una sola: mettere il mercato del latte in Europa in condizioni di pari dignità (anche dal punto di vista dei controlli) e introdurre l’indicazione della materia prima in etichetta. «Il consumatore deve essere informato correttamente sul prodotto che sta acquistando e se la mozzarella è fatta con cagliata proveniente dalla Lituania, sia scritto in etichetta», ha detto il presidente di Coldiretti Fvg, Dario Ermacora.

L’impegno della Regione
Da questa situazione si salvano soltanto i prodotti Doc, Dop o Igt dei quali si ha la certezza anche dell’origine della materia prima. Insomma, la territorialità e la identificazione dei prodotti è la chiave di volta sulla quale dai sindaci (un centinaio quelli presenti) ai rappresentanti della giunta regionale, si sono dichiarati d’accordo e si sono impegnati a lavorare con Coldiretti, per quanto di loro competenza, sia a livello nazionale sia a livello comunitario. «E’ chiaro che queste ricchezze agroalimentari vanno tutelate visto che rappresentano non solo una parte importante della nostra economia, ma anche della nostra storia secolare e ci impegneremo a farlo soprattutto a livello comunitario», hanno detto sia la presidente Debora Serracchiani sia l’assessore regionale All’agricoltura Cristiano Shaurli.
In piazza era stata installata una stalla (il sindaco Honsell, l’assessore Shaurli ed altri hanno provato a mungere una vacca) e un mini caseificio, a dimostrazione di come dovrebbero essere fatti prodotti lattiero-caseari: dal latte di una vacca identificata e identificabile e non da semilavorati di incerta qualità e salubrità.