29 marzo 2024
Aggiornato 08:00
Le parole dei tre segretari

'Un Patto per il Rilancio' per uscire dalle macerie di Coopca

Cgil Udine, Cisl Alto Friuli e Uil Udine hanno inviato un documento alla Regione Fvg con una serie di proposte e suggerimenti mirati a risollevare l’economia montana

TOLMEZZO - Sfruttare al massimo gli ammortizzatori sociali, insistere nel trovare soluzioni per i punti vendita ancora non ceduti, promuovere e favorire nuovi insediamenti produttivi nel sito Cedi di Amaro, attingendo anche dai fondi strutturali europei, mettere in campo una rete di servizi di sostegno al reinserimento dei lavoratori e delle lavoratrici, ivi compresi quelli disabili o svantaggiati, facendo leva sulla formazione professionale e lo stimolo della domanda. E ancora, agevolare con risorse e strumenti operativi la nascita e il potenziamento di laboratori di sviluppo dell’autoimprenditorialità, sostenere la creazione di nuovi posti di lavoro nella sanità, nel sociale, nella cultura e nel turismo, nella tutela dell’ambiente, nell’assetto idrogeologico, nell’ambito delle energie rinnovabili, nel riciclo dei rifiuti.
Sono questi i suggerimenti  e le proposte che le sigle sindacali di Cgil Udine, Cisl Alto Friuli e Uil Udine, in maniera unitaria, attraverso i loro segretari generali Villiam Pezzetta, Franco Colautti e Ferdinando Ceschia, hanno inviato alla Regione Fvg con l’obiettivo di sottoscrivere un ‘Patto per il Rilancio’ dell’economia della Montagna friulana, colpita duramente dalla grave crisi di Coopca, i cui ex dipendenti non ricollocati (oltre un centinaio in Friuli) nei prossimi giorni vedranno esaurirsi i 12 mesi di cassa integrazione straordinaria.

«Contro il rischio di incrementare povertà ed esclusione – spiegano i tre segretari – ci appelliamo alla Regione affinché si lavori per offrire adeguate e concrete risposte in chiave di sviluppo e di occupazione; è più che mai necessario ricostruire un elevato livello di coesione sociale – sottolineano -  quale pre-condizione fondante per individuare e sostenere adeguati stimoli, interventi ed azioni, solidamente condivise dagli attori sociali ed istituzionali del territorio montano».
«Ritardare la ricomposizione dei problemi della montagna nell’ambito di una visione e di una strumentazione d’insieme equilibrata  e organica – concludono Pezzetta, Colautti e Ceschi -  non aiuterebbe la soluzione  della crisi Coopca, ma non contribuirebbe neppure ad interrompere un pericoloso processo di indebolimento di un territorio delicato ed esposto. Occorre partire da intese che abbiano tutto il respiro e l’impronta di un autentico ‘progetto di crescita’  fra tutti gli attori sociali e quelli istituzionali locali di questo territorio, per individuare strumenti idonei e per definire adeguati interventi, azioni, e stimoli economici condivisi, affidando alla Regione Friuli Venezia Giulia, per le competenze attribuite e per il ruolo ricoperto, la conduzione coordinata di tale progetto, mirato alla soluzione del caso specifico Coopca, e più in generale al rilancio della montagna».