26 aprile 2024
Aggiornato 21:00
Volerà a Roma o resterà in Fvg?

Serracchiani, la «zarina» della politica Fvg

Nessuno la disturba. Nessuno osa controbattere. Tutti, o quasi tutti, allineati e coperti per non rischiare di essere 'asfaltati'. Ma in regione il Pd è ai minimi storici per numero di tesseramenti

UDINE - Nessuno disconosce le sue virtù: è preparata, volitiva, intelligente, determinata, testarda, puntigliosa. E’ una grande lavoratrice. Ed è legittimamente ambiziosa. Da romana punta alla Capitale, possibilmente con il solo biglietto di andata, destinazione Parlamento.
Si sa, la politica è potere. E il potere più che logorare chi non ce l’ha, inebria chi lo detiene. E lei ne ha tanto, di potere. E’ presidente della Regione e la numero due del primo partito italiano. Mica bruscolini! E’ il padre–padrone (da donna uso con orgoglioso distacco il maschile per tutto ciò che sa di prepotenza) del Pd del Fvg: comanda a bacchetta il gruppo consigliare regionale, anche se c’è qualche eccezione come lo stralunato intellettuale Travanut, quel Mauro cugino di Renzo, che ebbe un ruolo preponderante nell’ascesa di quella che tutti chiamano oramai la ‘zarina’. Eccezioni, dicevo.

In regione tesseramenti Pd ai minimi storici
Nessuno la disturba. Nessuno osa controbattere. Tutti, o quasi tutti, allineati e coperti per non rischiare di essere 'asfaltati'. Nel Pd del Fvg come in quello romano chi non è d’accordo gufa, è un nemico. Anzi, è  peggio dell’amico Verdini che garantisce lo statu quo.
Il Pd da partito liquido, come lo sogna Renzi, si sta trasformando  in un partito in liquefazione. In Friuli il tesseramento è al minimo storico; soltanto duemila iscritti. E in Fvg l’emorragia è di circa 800 tessere l’anno. Non se ne vanno soltanto bersaniani, vetero comunisti, nostalgici del Politburo, Se ne vanno soprattutto i giovani, quelli che avevano creduto alle sirene del cambiamento. Quelli che non gliene frega nulla dei proclami, degli annunci e delle gare tra Renzi e la zarina a chi è più veloce a fare le riforme o sedicenti tali.

Una presidente...sempre arrabbiata
​Debora Serracchiani è potente. E’ in carriera. Male che vada potrebbe sempre ricandidarsi alla guida della Regione. Eppure è sempre arrabbiata (non declino la sua terminologia, che da vecchia zitella quale sono, ritengo maschilista). Raccontano, a palazzo, di scenate mai viste, di parole mai pronunciate dalla nostra. Di intemperanze a tutto tondo. Di interlocuzioni, con lei in cattedra, da bar Sport.
Tutto aveva previsto, Serracchiani. Ma forse non ha ancora capito che la regola dell’uomo solo al comando che ama yes man e ‘cerchi magici’, che aborre il confronto in nome di un pragmatismo di stampo craxiano (ma Craxi doveva fare i coni con i Martelli, i Signorile, i D’Amato ecc. ecc.), non ha nulla a che fare con le regole, farraginose ma efficaci, della democrazia.
Ma si, non avrebbe motivo alcuno per essere sempre così sempre sul bordo di una crisi di nervi. Ha davvero tutto dalla sua parte, compresa la stampa che conta. Lei è posso-voglio-comando.

Trieste e Pordenone tappe fondamentali per il suo percorso politico
​Debora Serracchiani è un Giano bifronte. E’ presidente di una regione a statuto speciale e vice segretario nazionale del partito più ferocemente neocentralista degli ultimi 40 anni. E’  di formazione comunista, ma si è smarcata da Bersani & company per assicurarsi la carriera. Parla tanto e sempre  a ragion veduta, ma non ama ascoltare. Dice di stare dalla parte degli ultimi ma preferisce i salotti fighetti e rassicuranti delle tv alle assemblee dei soci CoopCa.
Tra poco si vota anche in Fvg. Trieste e Pordenone sono due piazze che il Pd non può perdere. Lei lo sa. Ed è consapevole che da quel verdetto dipenderà  il  suo futuro politico. Lei vorrebbe Roma. Ma dovesse rimanere in Fvg sarebbe costretta a un bagno di umiltà, a una doccia di dolcezza, a un massaggio di democrazia. 
L’uomo solo al comando, in una società complessa come la nostra, è una contraddizione in termini. Peggio, è una risposta populista di chi fa prediche ai populisti.