29 marzo 2024
Aggiornato 11:30
Il 92% di chi decide di curarsi, guarisce

Gioco d'azzardo, una piaga che colpisce anche il Fvg

Il Centro di terapia di Campoformido è frequentato soprattutto da maschi, tra i 40 e i 50 anni, sposati e lavoratori dipendenti. Le parole del responsabile della struttura, Rolando De Luca

UDINE – Negli ultimi anni il gioco d’azzardo è diventato, anche in Italia, un’attività di massa di enormi proporzioni economiche e sociali. Una ‘piaga’ che colpisce anche il Friuli Venezia Giulia, dove, dalla fine degli anni ’90, è attivo un Centro di terapia per ex giocatori d’azzardo e per le loro famiglie, a Campoformido (per info www.sosazzardo.it). Tra i protagonisti di questa esperienza, c’è il dottor Rolando De Luca, psicologo psicoterapeuta, responsabile del Centro. Insieme a lui cerchiamo di dare una definizione del concetto di ‘gioco d’azzardo’ delineando la figura del ‘giocatore tipo’.

Cos’è il gioco d’azzardo
«Si considera gioco d’azzardo – spiega De Luca – ogni attività ludica che implica la scommessa di una somma di denaro (ovvero oggetti di valore) su un accadimento il cui verificarsi è determinato dalla sorte. In altri termini: un investimento dal risultato incerto. Rientrano tutti in questa categoria, nonostante il livello diverso di implicazione della componente aleatoria e dell’abilità. Ne consegue che lotterie, bingo, giochi da casinò, slot machine e new slot, tanto nelle sale da gioco come nei bar, giochi on-line con scommesse in denaro e altri giochi che rispondono a questa definizione si considerano giochi d’azzardo. Si includono in questa categoria anche scommesse sportive, investimenti in Borsa e partite a carte ‘a soldi’».

Il ‘giocatore tipo’
Dall’esperienza maturata nel Centro di Campoformido, De Luca traccia un profilo chiaro del ‘giocatore tipo’: «Si tratta di una persona che manifesta un’avversione per la vita quotidiana fatta di piccoli gesti e i ritmi pacati, che tende ad assumere un comportamento disinibito o trasgressivo o frenetico per fuggire a quella che chiama monotonia della vita quotidiana, incapace di controllare i propri impulsi e le conseguenze delle proprie azioni. Inoltre è profondamente instabile (stati di eccitazione) e sperimenta tensione interiore, insoddisfazione e disagio, che generano sentimenti di ansia e irritabilità così forti da dover ricercare l’attività di gioco come unico sollievo possibile». Entrando nei dettagli anagrafici dei giocatori, l’8% ha meno di trent’anni, il 21% si aggira tra i trenta e i quaranta anni, il 30% va dai quaranta ai cinquant’anni e il 25%  ha tra cinquanta e i sessant’anni. L’86% dei giocatori in terapia è costituito da maschi, il 14% da femmine. L’età media dei giocatori è di 55 anni tra le donne, e di 47 anni tra i maschi. Il 60% dei giocatori è costituito da lavoratori dipendenti, il 19% da lavoratori autonomi, il 17% da pensionati, il 3% da casalinghe, e l’1% da disoccupati.

Alcuni numeri del fenomeno
Il 63% di chi gioca d’azzardo in Friuli è sposato o convive, e solo il 37% non vive in coppia (16% in famiglia, 21% solo). Il 4% è in possesso della licenza elementare, il  50%  della licenza media, il 41% di un diploma e il 5% di laurea. I giocatori che frequentano il Centro di Campoformido provengono, per l’ 88%, dal Fvg, per il restante 11% dal Veneto, per l’1% da altre regioni. Il 33% giocava alle new slot (ex videopoker), il 21% frequentava il casinò, il 14% era solito giocare al Gratta&Vinci, il 10% al lotto, il 9% al superenalotto, il 3% alle corse di cavalli. Il 50 % dei giocatori si dedica a un solo tipo di gioco, il 38% pratica da due a tre giochi differenti e il 10% da quattro a cinque. Solo il 2% ammette di giocare a più di cinque tipi di gioco. Viene confermato che molti giocatori d’azzardo sono fumatori (il 48%), che in alcuni casi abusano con l’alcol (10%) o con le droghe (3%). Grazie alla terapia messa in atto a Campoformido, è stato osservato un decremento di soggetti fumatori dal 90% al 48%. 
Il 92% dei giocatori che partecipano alla terapia (complessivamente, tra giocatori e famigliari, per il Centro sono passate 170 persone)  non gioca più d’azzardo. Il restante 8%, pur continuando a frequentare la terapia, continua a giocare, anche se in misura assolutamente inferiore.