19 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Venerdì 3 giugno alle 18.30

Rumiz darà voce agli abeti di risonanza della Val Saisera

Il giornalista e scrittore sarà uno dei protagonisti del festival Risonanze, che fino al 5 giugno darà spazio a liutai, musicisti e attori ai margini del bosco

MALBORGHETTO – VALBRUNA - «Cercherò di far risuonare gli abeti della Val Saisera con le mie parole». La promessa è di Paolo Rumiz, giornalista e scrittore, che venerdì 3 giugno alle 18.30 sarà a Malborghetto per la prima giornata di ‘Risonanze’, il festival musicale e artistico in programma fino al 5 giugno tra gli abeti di risonanza della Val Saisera. Rumiz porterà in scena ‘Come cavalli che dormono in piedi – Demoghèla. Storie dal fronte nord orientale’ (con Adriano Giraldi e Stefano Schiraldi, produzione del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia).
Un racconto di ciò che fu la Grande Guerra per i soldati austroungarici sul fronte della Galizia, che acquisterà ancora maggiore enfasi grazie all’ambientazione scelta. Un bosco a poca distanza dal confine, a ridosso del fronte del ‘15-’18, a cui Rumiz è molto legato sentimentalmente. «Ho frequentato questa valle fin da bambino, e ricordo ancora, a 10 anni, la salita al Jof Fuart».

Suggestioni che renderanno unico lo spettacolo di Rumiz (a ingresso libero). «La Val Saisera – chiarisce Rumiz – è l’archetipo di tutte le montagne, un luogo che è stato frontiera, a cui mi sento molto legato. C’è una relazione molto più forte tra un triestino e un abitante di Malborghetto che fra un triestino e un abitante di Martignacco, perché, nel primo caso, abbiamo alle spalle lo stesso passato austroungarico e la stessa esperienza di guerra di un fronte. Non quello delle Alpi Giulie, ma quello, lontanissimo, dei Carpazi, in Russia». E proprio dei 125 mila ragazzi in divisa austroungarica di Trentino, Venezia Giulia e Friuli Orientale che combatterono in Galizia parlerà Rumiz a Malborghetto. «Faremo questo racconto ai margini di un bosco di abeti. Una scelta non casuale, visto che in molti luoghi d’Europa, gli alberi cresciuti sui campi di battaglia e quindi sui corpi dei caduti, rappresentano a pieno titolo quelli che non ci sono più» (in caso di maltempo lo spettacolo andrà in scena nell’ex polveriera in fondo alla Val Saisera, concessa dall’impresa Del Bianco).

Rumiz si è poi soffermato sul concetto di ‘risonanza’, ben interpretato dal festival. «Trovo magnifica questa idea del festival di legarsi a questo tema, perché la risonanza è una delle grandi chiavi della memoria. Io amo scrivere in versi e i versi sono tentativo della parola di diventare musica. Un’impresa quasi impossibile, però in questo sforzo sta la bellezza della parola». Lo scrittore triestino ricorda un’altra esperienza artistica tra gli alberi di risonanza, nel bosco di Paneveggio. «In quel luogo, con il violoncellista Mario Brunello, appoggiando il puntale del suo strumento sulla radice degli abeti, siamo riusciti a far risuonare quasi un’intera foresta. A dimostrazione che gli alberi cantano anche da vivi, non solo quando sono stati tagliati. Quello che cercherò di fare in fondo alla Val Saisera – evidenzia Rumiz – è far risuonare quegli alberi con mie storie, in una sorta di ‘seduta spiritica’ alla ricerca di coloro che non ci sono più».

‘Risonanze’ è organizzato dal Comune di Malborghetto-Valbruna con il sostegno di Regione Friuli Venezia Giulia e Fondazione Crup, e con la collaborazione del Corpo Forestale dello Stato (i partner del progetto sono Cooperativa PuntoZero, Alpi Friulane, Accademia Ars Nova e Liberatorio d’Arte).
Informazioni più dettagliate sul festival ‘Risonanze’ sono reperibili sul sito internet www.risonanzefestival.com o sulla pagina Facebook dedicata. C’è anche un hashtag che è #Risonanze2016.