20 aprile 2024
Aggiornato 14:30
Il commento

Le paturnie del Miur: niente acqua alle prove di ammissione

Ne sanno qualcosa gli oltre mille partecipanti alla prova di ammissione ai Corsi di laurea delle Professioni sanitarie/Scienze motorie che martedì mattina hanno gremito varie aule del Polo universitario dei Rizzi.

UDINE - Rigore. Severità. Controlli. Lo Stato quando vuole c’è, si fa vedere, si fa sentire. Ne sanno qualcosa gli oltre mille partecipanti alla prova di ammissione ai Corsi di laurea delle Professioni sanitarie/Scienze motorie che martedì mattina hanno gremito varie aule del Polo universitario dei Rizzi.

Niente bagno e nemmeno acqua
Regole ferree, si diceva. Ingresso alle 9, controlli, consegna di ogni oggetto personale, dal cellulare all’orologio. Poi via in aula fino alle 11, ora stabilita per l’inizio dei test. Dalle 9 alle 11 era possibile soltanto un accesso al bagno. Dalle 11 in poi e per 100 minuti – quelli previsti per lo svolgimento dei test – nessuna uscita in bagno. E - udite udite – gli studenti non soltanto non potevano recarsi ai servizi, ma neppure avere con sé una bottiglietta di acqua.  Come mai? E chi può dirlo!

Le paturnie del Miur
Rimane il fatto che  nel  Paese di furbi e furbetti, di carriere nepotistiche, di test imbarazzanti per accedere alle facoltà,  di concorsi truccati, dei vincitori predestinati, il Miur  - Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca  - s’è inventato questa nuova regola: niente acqua durante la prova di ammissione. Ma c’è pure dell’altro. Chi finiva e consegnava i test prima dei 100 minuti pattuiti non poteva andarsene. Motivo? Perché – questa la spiegazione – avrebbe potuto, una volta fuori dall’ateneo, comunicare con quelli ancora dentro. Il come non è stato spiegato. Probabilmente il Miur temeva strumenti tecnologici non ancora conosciuti oppure più semplicemente doti di telepatia o di metempsicosi di taluni.

Stato Giano bifronte
Ribadiamo che siamo vessilliferi del rispetto delle regole. Peccato che lo Stato sia spesso un Giano bifronte per cui ciò che vale per alcuni territori non vale per altri e che il rigore  dimostrato per questi test non venga applicato nelle aziende, per combattere il lavoro nero e l’evasione fiscale tanto per citare alcuni esempi. E infine, quale potere taumaturgico avrebbe avuto una bottiglietta d’acqua sull’esito del test? Soltanto quello di frustrare in partenza le nuove generazioni che si apprestano alla carriera universitaria per inventarsi il futuro.