29 marzo 2024
Aggiornato 07:00
La posizione dei sindacati

Aperture festive, aziende accusate di arroganza nei confronti dei lavoratori

Cgil-Cisl-Uil contro quelle aziende che hanno annunciato di non voler rispettare la chiusura dei negozi in occasione del 1° novembre e di altre nove festività, come previsto dalla nuova legge regionale sul Commercio

UDINE - «Il mancato rispetto, già annunciato da molte aziende, della legge regionale che impone la chiusura dei negozi in occasione del 1° novembre e di altre nove festività, è l’ennesimo segnale di arroganza nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici. Arroganza aggravata, nell’ambito di Federdistribuzione, dall’ostinazione con cui quest’ultima continua a negare ai lavoratori, dopo 34 mesi di trattativa, il diritto al rinnovo del contratto, offrendo aumenti risibili a fronte di crescenti richieste di flessibilità». I sindacati del commercio del Fvg replicano così agli annunci già fatti da molte aziende della distribuzione, intenzionate a non rispettare il divieto di apertura introdotto dalla nuova legge regionale del comparto. 

«Ribadiamo con forza che le ricorrenze di carattere laico e religioso sono l’espressione di sensibilità e valori unanimemente condivisi, nei quali tutti dovrebbero riconoscersi, dalle istituzioni agli operatori economici», si legge in un volantino firmato da Susanna Pellegrini, Adriano Giacomazzi e Matteo Zorn, segretari regionali di Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil. Che lanciano un appello anche nei confronti degli enti locali: «Destano forte perplessità e preoccupazione – dichiarano – posizioni come quelle espresse a Trieste dagli assessori al Commercio e al Turismo, che hanno sollecitato una moratoria nell’applicazione di una legge della cui applicazione i Comuni sono responsabili, sposando nei fatti le tesi di una delle parti in causa».

Filcams, Fisascat e Uiltucs ribadiscono per l’ennesima volta il loro giudizio positivo sulla legge regionale. «La legge – ricordano – è anche scaturita dagli sforzi e dalle pressioni fatte dai sindacati, da sempre contrari alla completa liberalizzazione degli orari commerciali. Una posizione condivisa largamente anche dalle principali associazioni datoriali, tra le quali la sola Federdistribuzione non vuole vedere ciò che ormai è evidente anche tra diversi suoi associati favorevoli alle chiusure festive, come Unicomm, cui fa capo Famila, Emisfero e A&O». Nel sottolineare che le dieci giornate di chiusura individuate dalla legge regionale andrebbero implementate, «dal momento che la liberalizzazione delle aperture ha solamente aumentato i disagi dei lavoratori, senza essere un fattore di crescita per l’economia», Pellegrini, Giacomazzi e Zorn sono consapevoli dei problemi posti dal conflitto apertosi tra Stato e Regione, rimesso al giudizio della Corte Costituzionale: «Ma siamo anche convinti – affermano – che siano ormai maturi i tempi per arrivare a una nuova normativa nazionale sul tema».