29 marzo 2024
Aggiornato 07:30
L'attacco

Regione sanzionata dall’Agcom per aver violato la par condicio sul referendum

Bianchi (M5S): «Grazie al nostro esposto abbiamo pizzicato Debora Serracchiani con le mani nella marmellata». Il convegno durante il quale è stata presentata la Carta di Udine sarebbe stato un 'palese' manifesto per il SI

UDINE - «Pur di far vincere il Sì al prossimo referendum costituzionale, Debora Serracchiani è disposta a fare di tutto, anche a violare spudoratamente la par condicio scattata lo scorso 28 settembre. Fortunatamente l’abbiamo beccata con le mani nella marmellata e, su nostra segnalazione, l’Agcom non ha potuto fare altro che sanzionare la Regione». È soddisfatta la portavoce del MoVimento 5 Stelle Elena Bianchi per l’esito dell’esposto presentato alcuni giorni fa dal gruppo del M5S in Consiglio regionale all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
«L’Agcom, con propria delibera, ha ordinato infatti alla Regione di pubblicare sulla home page del proprio sito istituzionale l’indicazione che il convegno 'Riforma costituzionale e Autonomie speciali', tenutosi a Udine lo scorso 7 ottobre, non rispetta quanto previsto dall’art.9 della legge 22 febbraio 2000 n.28 in materia di comunicazione istituzionale. Parliamo di quella indegna iniziativa – ricorda Bianchi – nel corso della quale la presidente Serracchiani ha sottoscritto la famigerata 'Carta di Udine'. In sostanza una vergognosa resa incondizionata alla volontà del governo Renzi di stravolgere la Carta costituzionale». 

Un manifesto per il SI
«Bene, non solo questo spudorato manifesto per il Sì al prossimo referendum del 4 dicembre è stato pagato con risorse pubbliche, ma si è svolto in piena violazione della par condicio e in totale assenza di contraddittorio. Durante il convegno è stato affrontato, infatti, il tema dell’imminente referendum popolare confermativo sulla legge costituzionale recante 'Disposizioni per il superamento del Bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione', in evidente violazione della legge 28 del 2000. Debora Serracchiani, comunque, era in buona compagnia – ricorda la portavoce del M5S – visto che all’evento hanno partecipato importanti cariche istituzionali come il ministro degli Affari regionali e le autonomie Enrico Costa, il presidente del Consiglio regionale Franco Iacop e alcuni sindaci. Tutti senza nascondere minimamente al pubblico presente il loro orientamento di voto per il referendum del 4 dicembre». 

Cosa prevede la legge sulla par condicio
«Per chi non lo sapesse - sottolinea Bianchi - l’art. 9 della legge 22 febbraio 2000, n. 28 stabilisce infatti che a far data dalla convocazione dei comizi elettorali e fino alla chiusura delle operazioni di voto è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione a eccezione di quelle effettuate in forma impersonale e indispensabili per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni, e che tale divieto trova applicazione per ciascuna consultazione elettorale. Il convegno da noi segnalato all’Agcom risulta infatti riconducibile alla nozione di comunicazione istituzionale, come individuata dall’articolo 1 della legge n. 150/2000. Inoltre – aggiunge la consigliera pentastellata - la portata del divieto è stata ribadita recentemente da una circolare del Ministero dell’interno avente proprio ad oggetto il prossimo referendum costituzionale». «È molto triste - conclude Bianchi - che Debora Serracchiani, che sta già ammirando il tramonto del sua brevissima e nefasta esperienza di governo, utilizzi mezzucci così piccoli nella speranza di condizionare l’esito del referendum».