19 aprile 2024
Aggiornato 07:00
Cerimonia della Camera di Commercio

Premiazioni 2016 all'insegna degli 'scenari di ricostruzione'

Conferite 42 onorificenze e 4 Targhe dell’eccellenza, con Da Pozzo, Serracchiani, Lo Bello e Rampini. Il presidente della Cciaa ha posto l'accento sul 'coraggio della rinascita'

UDINE - 'Scenari di ricostruzione' dopo le tante crisi vissute in questi anni, da cui stiamo cercando di uscire non senza difficoltà. Ricostruzione che recuperi lo spirito con cui fu vissuta, 40 anni fa, dopo il Terremoto che sconvolse il Friuli. E scenari che passano, oggi più che mai, per l’innovazione, per l’interconnessione con un mondo ormai globalizzato, per il cambiamento profondo delle nostrestrutture sociali, culturali ed economiche, per la ricerca di nuove aggregazioni e reti, locali e mondiali, personali e istituzionali. 
Su queste frequenze sono andate in scena, al Teatro Giovanni Da Udine, le 63esime Premiazioni del Lavoro e Progresso economico della Camera di Commercio, evento con cui ogni anno l’ente camerale premia lavoratori, imprenditori e personalità che si sono distinte, in Friuli e nel mondo, con il proprio impegno e talento. Sono state consegnate 42 onorificenze e quattro Targhe dell’eccellenza, a chi ha saputo incarnare quattro prospettive di ricostruzione: il Messaggero Veneto, l’Università di Udine, la Protezione civile regionale, la rete dei friulani all’estero, qui rappresentata da Ente Friuli nel mondo.

Da Pozzo e 'il coraggio della rinascita'
Sul palco con loro, il 'padrone di casa', il presidente della Cciaa di Udine Giovanni Da Pozzo, con la presidente della Regione Debora Serracchiani, il sindaco di Udine Furio Honsell e il presidente della provincia Pietro Fontanini, oltre ai due ospiti d’onore, il presidente di Unioncamere Ivanhoe Lo Bello e il giornalista e scrittore Federico Rampini.
A Da Pozzo il compito di aprire i lavori. Dapprima con un intervento che ha inquadrato il tema della Premiazione. «Con questa Premiazione – ha detto – celebriamo il coraggio della rinascita, immaginando possibili strade da percorrere per superare le tante crisi vissute in questi ultimi anni, in connessione con la vera grande sfida di ricostruzione che a fine anni ’70 rese il nostro popolo protagonista. Del territorio, delle istituzioni e della politica, dell’economia e del lavoro, della finanza: tante sono state le crisi che ci hanno investito e da cui stiamo cercando di uscire, non senza difficoltà. Forse l’unica certezza che ci hanno lasciato è che d’ora in avanti il 'cambiamento' sarà la nostra condizione costante. Se però è vero che oggi servono strumenti nuovi, ciò non significa che dobbiamo rifiutare il passato. Significa, semmai, che dobbiamo ricordare e recuperare lo spirito con cui nel passato sono stati affrontati con successo i cambiamenti, piccoli e grandi. Ecco che lo spirito della ricostruzione post-Terremoto rimane un faro per prepararci al futuro». Da Pozzo ha avuto modo poi di parlare dell’andamento dell’economia locale, nel primo momento-intervista, a cura del direttore del Messaggero Veneto Omar Monestier. Che, per partire, ha raccolto il 'la' dato nel suo saluto introduttivo dal presidente Fontanini in merito alla riforma delle Camere di Commercio a livello locale (Fontanini ha invitato la Cciaa pordenonese a trovare sinergie all’interno dei confini regionali e non verso il Veneto), per fare il punto con Da Pozzo in proposito. 

La fotografia sullo stato di salute delle imprese
Parlando quindi dell’economia locale, i dati portati elaborati dal Centro Studi Cciaa Udine hanno evidenziato un «calo importante delle nostre imprese – ha aggiunto Da Pozzo –. I settori più colpiti risultano essere le piccole aziende agricole, il manifatturiero legato in particolare all’edilizia e costruzioni, e il commercio. L’ospitalità e i servizi sono invece cresciuti con numeri estremamente significativi. La crisi ha lasciato ferite profonde, mettendo tutti in difficoltà ma lasciando a terra in genere le imprese meno strutturate, che non si sono innovate o non hanno usato gli strumenti tecnologici, che gli avrebbero consentito di restare sul mercato. Però c’è stato anche un ispessimento, sono cresciute molto le società di capitale: il sistema, pur ridimensionandosi è cresciuto. Ci sono approcci completamente nuovi all’impresa e alla promozione della propria attività, c’è una trasformazione ovunque, c’è inoltre un riavvicinamento dei giovani alla terra, ma totalmente nuovo, innovativo, fortemente rivolto al futuro». 

Le parole di Lo Bello e Serracchiani
E proprio di giovani ha parlato anche il presidente Unioncamere Lo Bello nel suo intervento, evidenziando il ruolo fondamentale della formazione e della scuola «per influenzare positivamente anche la gestione di questo profondo cambiamento nell’economia. Le Camere di Commercio, con la riforma, avranno nuove sfide e l’orientamento scolastico e al lavoro saranno tra queste. Importantissimo, così come lo sarà un’altra nuova competenza affidataci dalla riforma, ossia la promozione della digitalizzazione del sistema imprenditoriale».
Anche la presidente Serracchiani ha parlato di nuove opportunità per i giovani, in regione, nel secondo momento-intervista a tuttotondo con Monestier. Annunciando il progetto Attivagiovani, rivolto ai giovani appena usciti dalle superiori o dall’università, per impegnarli in piccoli lavori, retribuiti, come primo approccio al lavoro e stimolo di cittadinanza attiva. Un progetto su cui Regione e Fondo sociale europeo hanno garantito 2 milioni di euro. E sulle Camere di commercio la presidente, riconoscendone il ruolo di estrema utilità in supporto all’azione regionale sul tessuto produttivo, ha spronato «a pensare alle cose che ci tengono insieme, non a quelle che ci dividono», ribadendo il suo favore verso una camera regionale. 

Rampini e la 'sfiducia' verso la democrazia 
Infine l’intervento di Rampini, che ha utilizzato l’esempio delle ultime elezioni americane per raccontare quanto sta accadendo in tutto il mondo. Piccoli e grandi terremoti economici e politici, da cui è necessario far partire nuove ricostruzioni. Rampini ha evidenziamo come i tanti segnali di cambiamento, di difficoltà, di insoddisfazione e desiderio di cambiare delle classi medie sono stati troppo a lungo sottovalutati, ma non possono esserlo più. «Abbiamo – anche giornalisti, economisti, opinionisti, intellettuali – sposato la visione di una globalizzazione che ci avrebbe reso tutti più ricchi e avrebbe garantito benessere diffuso per tutti. Invece i cittadini si sentono ingannati, il ceto medio non vede un futuro radioso per i propri figli, anzi, per la prima volta vede un futuro decrescente. Questa situazione caratterizza tutto l’occidente. Se nei rapporti 'nord' e 'sud' del mondo la globalizzazione ha avuto effetto benefico per diminuire le diseguaglianze, all’interno delle nazioni queste sono al contrario cresciute, anche in contesti come quello degli Stati Uniti in cui questi sono stati anni di crescita economica vera, di mercato del lavoro dinamico: perfino qui cresce la sofferenza sociale, cresce il disagio». Rampini ha poi evidenziato la sfiducia crescente nei confronti della democrazia. «In una fase in cui cresce il fascino per modelli autoritari, le democrazie appaiono malate, perché non ci crediamo più. Dobbiamo perciò ritrovare nel nostro quotidiano momenti di dialogo, rispetto dell’altro, recuperare il confronto, ricercare un dialogo, anche con chi la pensa diversamente, per rivitalizzare il nostro tessuto democratico. Sul futuro post globalizzazione, o di nuova globalizzazione che finalmente redistribuisca in modo equo i benefici, dobbiamo avere tutti la parola».