25 aprile 2024
Aggiornato 19:30
L'attacco

Alessandra contro Debora: "In politica chi ha classe e onore non piange"

L'ex presidente della Regione Guerra critica Serracchiani e ricorda la sua esperienza politica: mai una lacrima in Consiglio nonostante i problemi personali e gli attacchi dei partiti

UDINE – Da donna a donna. Da chi la Regione l’ha guidata a chi la sta guidando oggi. Alessandra Guerra, ex leghista ed ex presidente della giunta regionale, ha atteso un giorno prima di commentare (attraverso il suo profilo Facebook) il pianto in Consiglio regionale dell’attuale presidente Debora Serracchiani. «Debora piange. Ma in politica chi ha classe e onore non piange! Lei ha perso!». Questo l’esordio di Guerra, che cita Plutarco per esprimere il suo pensiero sulla governatrice: «Nulla rivela meglio il carattere di una persona quanto il suo modo di comportarsi quando detiene il potere e un'autorità sugli altri: queste due prerogative smuovono ogni passione e svelano ogni vizio».

L'invito a fare un passo indietro
Poi l’attacco frontale: «Ha preso posizioni forti e chiare sul referendum e ha fatto scelte elettorali sbagliate per le recenti amministrative. Ha governato con arroganza e onnipotenza fino a oggi, e per questo è giusto faccia un passo indietro e rifletta. Piangere non è una vergogna se accade molto di rado e nasce dal cuore! Se è rabbia, ruffianeria ormai mal sopportata, persino da chi ha subito fin troppo (la parte ancora sana del Pd), se è arroganza e delirio d'onnipotenza, o peggio ancora se è un capriccio infantile per non poter più esercitare in modo terribilmente maschile il potere, non può che divenire vergogna, perché manca onestà nell'analisi delle motivazioni e, purtroppo, non vi è differenza alcuna tra maschile e femminile!».

L'inferno di cristalli dell'ex leghista
Alessandra Guerra ricorda i suoi trascorsi a piazza Oberdan: «Per cronaca e per quanti (mio malgrado) mi stanno paragonando a Debora unicamente per uguaglianza di genere, io non ho mai perso il controllo in Aula e ho subito maggioranze non certo blindate come quella di Debora! Ho governato con ciò che restava del pentapartito in tempi in cui l'Aula era sovrana e la giunta obbediva. Mi hanno chiamata Barbie e ‘Pinute’, e ho dovuto lottare per farmi rispettare. Ma mai i miei nervi hanno ceduto». L’ex leghista ricorda uno dei periodi più difficili della sua vita: «Era Natale. Come ora. In 3 mesi morirono tre tra le persone a me più vicine. Ero presidente della giunta. Il Consiglio regionale pensò bene di sfruttare al meglio la mia ‘emergenza emotiva’. Partiti ed esponenti di grido dissero che ero troppo giovane e libera per poter continuare a fare la presidente. Mi dichiararono guerra senza remissione di colpi. E così fece persino il mio partito. Stavo diventando troppo pericolosa nella Lega semplicemente perché la gente, il popolo mi voleva bene. Un inferno di…cristallo».

Eppure non una lacrima
«Eppure...non ho mai pianto in Consiglio. A volte, se per caso ne avevo un gran bisogno per far calare tensioni troppo alte e frequenti, andavo in bagno e mi bagnavo viso e polsi con l'acqua fredda. Ero ancora una ‘ragazza’. Molto più giovane di Debora. Sola, terribilmente sola e senza ‘paracadute’! La stampa non era certo quella che ha sostenuto amabilmente lei e il Pd fino a oggi». «Nè allora né in seguito le donne della politica e neppure le cosiddette intellettuali, le femministe, le associazioni in difesa delle Pari Opportunità, hanno sprecato una sola parola in mio sostegno. Le donne al potere (salvo rarissime eccezioni) - conclude Guerra - diventano peggio degli uomini».