29 marzo 2024
Aggiornato 01:00
Verso il 2018

Il Pd del Fvg tra fughe in avanti, possibili ricandidature e incognite

Sergio Bolzonello ha scaldato le polveri, scatenando la reazione dei dem e dei Cittadini. Tutto mentre Serracchiani non scioglie le riserve sul suo futuro e resta lo 'spettro' delle primarie nell'aria

UDINE - ­­­­E’ una gara a distanza, una corsa in parallelo. Con le stesse modalità, con i medesimi rituali. E’ aperto, insomma, il periodo di caccia al candidato presidente per le regionali del 2018. A dare fuoco alle polveri era stato nei giorni scorsi il centrodestra con sterili disquisizioni su visitor, primarie e sulla guerra di nervi – mutuata dal livello nazionale – tra Forza Italia e la Lega. Così, per non essere da meno, anche il centrosinistra ha dato fuoco alle polveri. Artefice del primo focolaio è stato il vice presidente della giunta regionale, Sergio Bolzonello, che alla stampa ha riferito di essere a disposizione e di non nascondere, quindi, ambizioni da governatore. Apriti cielo!

La ‘fuga in avanti’ di Bolzonello non è piaciuta alla sinistra
Il Pd, che dalla Sinistra storica ha ereditato un corredo genetico fatto di rigore e procedure, non ha gradito. E ha immediatamente stoppato l’entusiasmo – legittimo – del renziano Bolzonello. Insomma, modus in rebus, perché per il Pd le autocandidature sono vissute come fastidiose fughe in avanti. Come dire: calma e gesso. Non fosse altro perché il quartiere generale dei dem del Fvg rimane orientato ad affidarsi alle primarie per la scelta del candidato. Sia come sia, l’uscita di Bolzonello non è piaciuta neppure agli ‘amici’ Cittadini, il cui leader, Bruno Malattia, vuole evidentemente un ruolo i vista delle regionali.

L’incognita Serracchiani, il dilemma Honsell
In ogni caso rimane apertissima la questione-Serracchiani. Il senatore triestino, Francesco Russo, nel corso dell’assemblea regionale del Pd, aveva preteso che la governatrice informasse il partito sui suoi progetti futuri. La domanda è ovviamente caduta nel nulla. Ovviamente perché a oggi la ‘zarina’ non sa assolutamente che pesce pigliare. E’ vero che il suo sogno si chiama Roma, ma è anche certo che non è nelle condizioni di ipotecare nulla. Se – come pare – ci saranno le politiche anticipate, cosa farebbe dopo avere più volte promesso che è sua intenzione onorare l’incarico di presidente della regione fino alla conclusione fisiologica del mandato? Se­­ la sentierebbe di ‘tradire’ gli elettori che l’hanno votata e che hanno creduto a questo impegno?
Già, una bella scommessa. Che si aggiunge ad altri interrogativi e ipotesi. La Sinistra del partito non è certo disposta a rimanere marginale. E qualche segnale lo sta già inviando. Ad esempio, dopo un lungo feeling, i rapporti con Honsell, che pure potrebbe essere un possibile candidato, si è raffreddato a causa dell’ostentata campagna del primo cittadino a favore del Si al referendum. La Sinistra dem lo accusa di avere fatto retromarcia dopo il discorso del 25 aprile con lo scopo di aggraziarsi il gruppo dirigente dem.

Iacop, Shaurli, De Monte restano alla finestra
E della partita ci vorrebbe essere anche il presidente del Consiglio, Franco Iacop. Noi crediamo che in realtà il suo obiettivo sia quello di tenere alta la tensione dentro il partito con lo scopo di giocare al rialzo. Della serie, ‘non mi candido alla Regione, sostengo chi mi dite voi, ma mi garantite un seggio a Roma’. In posizione più defilata, almeno per ora, c’è l’assessore Cristiano Shaurli, che pure potrebbe rappresentare un candidato di collegamento tra renziani e resto del gruppo. Anche l’ipotesi dell’europarlamentare Isabella De Monte pare affievolirsi. Il suo feeling con Serracchiani è infatti ai minimi storici. I rapporti sono rimasti soltanto cordiali e non più dialettici.
E nella partita sulle candidature un ruolo preponderante lo vogliono giocare anche le province di Gorizia e di Trieste. La sinistra dem non nasconde una certa simpatia per l’effervescente Russo, quello che avevano bocciato la candidatura a Trieste di Roberto Cosolini, e quello che fa pressing sulla governatrice per imporle di riferire quanto prima la sua scelta sul futuro politico. Partita ancora apertissima, dunque. Il cui banco potrebbe essere sparigliato dalle primarie, sempre più variabile impazzita e sempre meno amate anche dentro il Pd.