29 marzo 2024
Aggiornato 10:30
La Procura perseguirà chiunque diffonda il panico

Audio su WhatsApp, la donna ammette: "L'ho fatto con leggerezza"

La Procura di Udine ha aperto un fascicolo a carico della 43enne residente a Pasian di Prato. E' indagata per procurato allarme e la Procura ha disposto una perquisizione nei suoi confronti

UDINE - «L'ho fatto con leggerezza, inconsapevole delle conseguenze». Lo ha dichiarato agli investigatori la donna autrice di un messaggio audio su WhatsApp che paventava attacchi terroristici a centri commerciali e outlet. A darne notizia è l'Ansa. La donna, spaventata dal clamore suscitato del suo audio, si è presentata spontaneamente in Questura e ai funzionari della Digos ha manifestato il proprio scoramento e dispiacere per il clamore suscitato. La donna aveva inciso l'audio e lo aveva spedito a un gruppo WhatsApp di mamme, da cui il messaggio aveva poi avuto diffusione capillare e virale.

La Procura di Udine ha aperto un fascicolo a carico della donna di 43 anni, residente a Pasian di Prato. E' indagata per procurato allarme e la Procura ha disposto una perquisizione nei suoi confronti che ha portato al sequestro di tutti i dispositivi elettronici, computer e cellulare, in suo possesso. I dispositivi verranno attentamente analizzati per verificare se per caso la donna abbia ricevuto notizie precise in merito a eventuali attentati. Nel caso dovessero emergere elementi di sospetto, il caso verrà segnalato alla Procura distrettuale di Trieste, competente in materia di terrorismo. Non è escluso che altre persone possano essere coinvolte nell'indagine.

La Procura di Udine perseguirà chiunque diffonda il panico, originando falsi allarmi di possibili attentati terroristici privi di qualsivoglia fondamento. E' la linea dura che avrà la Procura di Udine, come anticipato dal Procuratore capo Antonio De Nicolo. «Chiunque voglia emulare simili comportamenti sappia che la strada tracciata è questa - ha ammonito il procuratore all'Ansa -. Vogliamo evitare che diventino comportamenti virali. Oltre a diffondere il panico, è un atteggiamento pericoloso perché rischia di svalutare la notizia di una minaccia effettiva che dovesse realmente verificarsi. Se veramente qualcuno ha notizie precise c'è un modo sicuro per parteciparle a chi ha il dovere di intervenire ed è quello di presentarsi alle forze dell'ordine che hanno il potere di non svelare e proteggere la fonte», ha aggiunto il procuratore capo.