23 aprile 2024
Aggiornato 08:30
L'incontro

Serracchiani spinge per un'accoglienza diffusa nei 126 Comuni che hanno rifiutato i migranti

​​​​​​​Nel caso specifico del Friuli Venezia Giulia, come ha sottolineato la presidente, bisogna sgravare Udine, Pordenone, Gorizia e Trieste da un'eccessiva concentrazione di migranti

UDINE - L'accoglienza diffusa è la linea di indirizzo che è stata ribadita durante l’incontro promosso con i sindaci dei Comuni capoluogo di provincia dalla Regione. L'obiettivo è quello di coinvolgere i 126 Municipi del Fvg che fino a oggi si sono rifiutati di ospitare anche un numero minimo di migranti perché, in caso contrario, i prefetti dovranno agire d'imperio.

Questo il concetto espresso dalla presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, a margine dell'incontro che si è tenuto in Prefettura a Trieste con all'ordine del giorno l'applicazione dell'accordo fra l'Associazione nazionale comuni italiani (Anci) e il ministero dell'Interno che punta a una distribuzione equilibrata dei richiedenti asilo sul territorio nazionale.
Nel caso specifico del Friuli Venezia Giulia, come ha sottolineato la presidente, bisogna sgravare Udine, Pordenone, Gorizia e Trieste da un'eccessiva concentrazione di migranti. Per questo è necessario coinvolgere, cercando un dialogo costruttivo, i sindaci di quei Comuni che finora hanno negato l'accoglienza, al fine di prevenire un intervento diretto delle Prefetture.

«Spalmare le presenze sul territorio - ha detto la presidente - consente di avere maggiore ordine pubblico, rafforza la possibilità di una vigilanza sanitaria costante ed evita assembramenti potenzialmente pericolosi che oggettivamente generano insicurezza». Nel corso dell'incontro, Serracchiani ha formulato le richieste della Regione sul tema dei migranti, che vanno dall'equiparazione anche normativa degli arrivi via terra con quelli via mare, alla necessità di evitare grandi assembramenti.
Infine, la presidente ha posto il problema della presenza maggioritaria in regione di due etnie, pakistani ed afghani, che crea specifiche difficoltà di gestione.