29 marzo 2024
Aggiornato 10:30
Michele

Suicida a 30 anni: scrive una lucida lettera di denuncia alla società

Era un grafico. Non trovava lavoro nonostante i molti tentativi. Non si è sentito accolto da quella società che invece quello avrebbe dovuto fare. E quindi la decisione di porre fine alla sua vita, nonostante la giovane età e consapevole del dolore che avrebbe provocato ai genitori e agli amici, cui ha domandato scusa

UDINE – Michele se n’è andato. A portarlo via non una malattia. La sua è stata una scelta, anche piuttosto lucida, se si legge la lettera che i genitori hanno voluto venisse integralmente pubblica sul Messaggero Veneto. Un’altra scelta, la loro, per rendere pubblico quel grido di ribellione che il giovane ha voluto fare prima del suo ultimo addio.

30 anni vissuti male
Trent’anni. Qualcuno, di più adulto direbbe che quelli sono i ‘migliori anni’. Eppure per lui non era così. Per lui quei soli 30 anni sono stati vissuti male. Nonostante il suo impegno, a «essere una brava persona», a dare «un senso e uno scopo usando le mie risorse», non ce l’ha fatta.

Niente lavoro, era un grafico
Quel lavoro che non si trovava, tutte quelle porte chiuse in faccia e lui «stufo di fare sforzi senza ottenere risultati», stufo di molte, molte e molte cose, tanto che, come si legge, per lui: «Da questa realtà non si può pretendere niente». Un mondo, questo che «è un incubo di problemi, privo di identità, privo di garanzie, privo di punti di riferimento, e privo ormai anche di prospettive» e piena, zeppa, invece, di no. Quegli stessi di cui «non si vive» ma anzi «di no si muore».

Alto tradimento
La sua denuncia, il suo grido è «un’accusa di alto tradimento» nei confronti di «un’epoca che si permette di accantonarmi, invece di accogliermi come sarebbe suo dovere fare». «Dentro di me non c’era caos. Dentro di me c’era ordine». La sua è stata una scelta. La scelta di un ragazzo, la scelta di un giovane uomo, specchio, suo malgrado, di una generazione che il domani, non lo vede. La scelta lucida, tragica, disperata, di chi non ha più «la voglia: non qui e non ora».