29 marzo 2024
Aggiornato 16:30
38 milioni di litri contraffatti

Due anni di indagini per smascherare un traffico illegale di gasolio

L'operazione si è conclusa con la denuncia di 133 persone, 7 delle quali finite in manette, e con la ricostruzione di una imponente frode all’Iva e alle accise per complessivi 37 milioni di euro

UDINE - Trasportavano, di notte, gasolio in contrabbando dal nord Europa e, per sfuggire ai controlli, lo indicavano, nei documenti di accompagnamento, come normale e innocuo olio lubrificante, ma l’elevata e celere remuneratività dell’affare li ha portati a essere smaccatamente disinvolti, tanto da attirare inevitabilmente l’attenzione.
Al termine di due anni di indagini, i finanzieri del Comando provinciale di Udine hanno chiuso il cerchio attorno a uno strutturato gruppo criminale attivo nell’importazione e nella distribuzione di gasolio per autotrazione, indicato, nei documenti di scorta - semplici lettere di vettura internazionali (cc.dd. ‘Cmr’), destinate ad acquirenti fittizi presso indirizzi di comodo, quale ‘olio lubrificante’, ma, in realtà, ottenuto dalla miscelazione di vari tagli di prodotti petroliferi (olio da gas, olio pesante e, a volte, anche olio vegetale), idonea all’autotrazione e, in quanto tale, soggetta ad accisa, imposta armonizzata a livello europeo esigibile all’atto dell’immissione in consumo nel territorio dello Stato.

Frode da 37 milioni di euro, 7 persone in manette
Le indagini, dirette dalla locale Procura della Repubblica e condotte dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Udine, erano partite nel 2015, dall’intercettazione, sulle strade della provincia, di alcuni di questi anomali trasporti, e si sono concluse con la denuncia di 133 persone, 7  delle quali finite in manette, e con la ricostruzione di una imponente frode, all’Iva e alle accise, per complessivi 37 milioni di euro, conseguente all’illegittima immissione in consumo di più di 38 milioni di litri di ‘pseudo gasolio’.
Il sodalizio, attivo in tutta Italia e forte di una copiosa manovalanza reclutata tra i vari Paesi dell’Unione, agiva dietro impulso di una ristretta elite, ubicata in Svizzera, al cui vertice sedevano un italiano di origine giuliane ed un polacco.

Una rete criminale attiva in tutta Italia
Grazie a numerose intercettazioni telefoniche e all’installazione sia di localizzatori satellitari Gps, su alcuni degli automezzi impiegati per il trasporto del gasolio, che di sistemi di videosorveglianza nei piazzali di sosta e nei depositi di scarico, i militari hanno ricostruito l’organigramma del gruppo, individuandone le varie basi logistiche, sparse tra Veneto, Trentino Alto Adige, Lombardia, Lazio, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia.
La successiva perquisizione di tutti gli snodi operativi e degli uffici ‘direzionali’ siti nella Confederazione Elvetica, ha permesso di acquisire un vasto materiale probatorio, la cui analisi ha presto confermato, e meglio chiarito, come il sistema di frode si basasse sull’approvvigionamento di ‘pseudo gasolio’ da depositi ubicati tra Belgio, Germania e Polonia e sulla sua distribuzione, in tutta Italia - schermata dall’interposizione di numerose società fantasma formalmente residenti in diversi paesi europei, comunitari e non - a compiacenti depositi di combustibili, distributori stradali ed altri utilizzatori finali.
Le attività, condotte sull’intero territorio nazionale, hanno portato al sequestro di beni per un controvalore di 5.143.000 euro, di cui 23 conti correnti, 17 tra depositi titoli e polizze assicurative, quote societarie, oltre 60 automezzi e, naturalmente, immobili, ben 182 tra terreni e fabbricati, tra cui alcuni immobili di pregio nel ragusano.