19 aprile 2024
Aggiornato 15:30
La testimonianza dell'8 marzo

Greta, una donna di successo grazie al giornalismo 2.0

Partita dal Friuli Venezia Giulia qualche anno fa, è riuscita a ritagliarsi uno spazio importante al Corriere della Sera, occupandosi di una delle rubriche del blog al femminile ‘La 27esima ora

UDINE – Lei è una giovane giornalista del Corriere della Sera, partita dal Friuli Venezia Giulia (da Villesse) una decina di anni fa per ritagliarsi uno spazio importante al CorSera. Greta Sclaunich, ormai da qualche tempo, si occupa, tra le varie cose, di una delle rubriche del blog al femminile ‘La 27esima ora. Ecco perché, per questo 8 marzo, abbiamo pensato di ascoltare la sua testimonianza, di giovane donna che ogni giorno entra in contatto con persone di vario genere attraverso il web e i social network.

Gestisci la rubrica #sessoeamore su ‘La 27esima ora’, il blog al femminile del Corriere della Sera. Chi più di te, quindi, conosce le dinamiche che oggi, in positivo o in negativo, coinvolgono le donne sul web. Chi è l’utente tipo che ti scrive e per raccontarti che cosa?
«Mi contattano sia uomini che donne di tutte le età, soprattutto tramite i social e in molti casi rispondendo, tramite messaggi privati, a miei stimoli pubblici su determinati argomenti (che si tratti di un post su Facebook o di una Story su Snapchat). In comune hanno la voglia di condividere le loro storie, spesso per una ragione etica: mettendoci 'la faccia', anche se sempre protetti dall'anonimato, vogliono spingere altre persone a trovare il coraggio di uscire allo scoperto. Che si tratti di ammettere che non tutto nelle loro relazioni è perfetto o che riguardi invece episodi negativi e traumatici (come molestie e abusi) dei quali sono stati vittime».

Dell’universo femminile, di solito, si parla solo l’8 marzo o quando accadono fatti di violenza. Con il tuo lavoro, invece, contribuisci a mantenere alta l’attenzione sulla figura femminile. Sei consapevole di questo tuo ruolo di ‘paladina’ delle donne?
«Sono consapevole della responsabilità che ho nei confronti di chi mi racconta la sua storia (che proteggo e tutelo non solo firmandole con pseudonimo, ma anche facendo sempre rileggere alle persone i testi prima di pubblicarli, per essere sicura che ogni dettaglio sia corretto) e nei confronti di chi la legge (cerco sempre di contestualizzare la storia che pubblico con dati, numeri e sondaggi in modo da spiegare in che modo riguarda tutti noi). Per quanto riguarda il ruolo di 'paladina', sono felice se qualcuno mi vede così, ma per me il vero punto di riferimento resta tutta la community che si è creata intorno alla 27esima ora, il nostro blog multiautore al femminile».

Ospite di una recente trasmissione tv su La7, hai fanno cenno ad alcuni casi limite di violenza sul web subita dalle donne. Ci racconti alcuni casi che ti sono capitati? E nelle situazioni più difficili come ti comporti? Dai consigli o eviti di intervenire?
«Sì, mi è capitato diverse volte: mi sono connessa la prima volta a internet nel 1995 dal computer della biblioteca di Villesse e soprattutto nei primi anni, all'epoca dei forum e dei programmi di chat, ero molto ingenua e senza rendermene conto ho corso parecchi rischi. Oggi, anche se sono molto attiva su tutti i social, sto molto attenta alle informazioni che condivido. Per quanto riguarda gli attacchi personali, per fortuna ne ricevo pochi: se posso rispondo in modo cortese, sennò li ignoro. Di minacce vere e proprie, del tipo 'sei una poco di buono e te le vai a cercare', solo un paio: ho fatto lo screenshot dei messaggi e li ho condivisi su tutti i social. Per fortuna i responsabili non hanno insistito, ma se lo avessero fatto non escludo che avrei allertato chi di dovere».

Ti è mai capitato ti affrontare un tipo di minaccia che dal virtuale è scesa nella vita reale? Come ti sei comportata?
«Per fortuna no. Ma se mi fosse successo avrei chiesto aiuto: è il consiglio che mi sento di dare a chi si trova in queste circostanze».

Sei una donna che è partita dal Fvg e che con caparbietà e talento è riuscita a ritagliarsi uno spazio importante in una testata nazionale. Da donna è stato più difficile oppure, a certi livelli, il merito paga sempre?
«Il merito paga sempre! E a tutti i livelli, stando alla mia esperienza. Un esempio? Nella redazione mobile, quella in cui lavoro qui al Corriere della Sera, noi ragazze siamo la metà (e siamo tutte under 35)».

Sei una giornalista che utilizza i social e il web per il suo lavoro. Tempo fa, però, hai provato a vivere per un periodo senza il cellulare. Ci racconti com’è andata quell’esperienza? Cosa volevi dimostrare?
«In realtà sono stata quasi obbligata a farlo: il mio smartphone è 'morto' a una settimana dalla fine del contratto e ho pensato di fare di necessità virtù. Ne ho approfittato per fare una sorta di 'salto indietro' nel tempo, però è cambiato davvero poco dato che ero sempre connessa a internet dal pc della redazione o dal tablet di casa. Da un lato mi sono resa conto che lo smartphone in molti frangenti ci risolve la vita (per esempio ci aiuta a capire il percorso più breve per andare in un posto, ci consente di controllare il meteo, ci permette chiamare un taxi anche all'ultimo minuto), dall'altro che è possibile farne a meno. Sì, ve lo garantisco: provare per credere».

Sei una professionista che ama sperimentare e mettersi alla prova: quali sono le prossime sfide che attendono Greta?
«Penso a fare bene il mio lavoro e a migliorarlo il più possibile. In particolare vorrei far crescere la mia rubrica #sessoeamore: l'abbiamo creata, all'indomani del Tempo delle Donne dedicato a questo tema, proprio per sensibilizzare i lettori sui temi relativi alle relazioni. Mi piacerebbe diventasse un punto di riferimento e se una sola persona, grazie alle storie che legge sulla rubrica, trova il coraggio di reagire a situazioni difficili e violente io mi ritengo già soddisfatta».