29 marzo 2024
Aggiornato 14:30
La proposta

M5S: fare elezioni amministrative e referendum lo stesso giorno

Se la richiesta andasse in porto, in Fvg non si voterebbe più l'11 giugno ma il 28 maggio. Si potrebbero risparmiare risorse ingenti

UDINE - Il MoVimento 5 Stelle del Friuli Venezia Giulia chiede alla giunta Serracchiani che le elezioni comunali di primavera si tengano nella stessa giornata prevista per il referendum indetto dal Governo per domenica 28 maggio. La proposta è contenuta in una mozione presentata in Consiglio regionale. «L'accorpamento delle due consultazioni in un unico election day oltre a favorire la partecipazione democratica dei cittadini, scongiurerebbe anche un inutile spreco di denaro pubblico - spiegano i consiglieri regionali pentastellati -. Pertanto, per le medesime ragioni, chiediamo all'esecutivo regionale di fare pressione sul ministero dell'Interno per indire lo svolgimento delle consultazioni amministrative nelle Regioni a statuto ordinario sempre per il prossimo 28 maggio».

«Già l'accorpamento dei due importanti momenti di espressione di democrazia partecipata (amministrative e referendum) permetterebbe un notevole risparmio sulle finanze pubbliche - sottolineano i consiglieri -. Tra i costi diretti della consultazione referendaria vanno ricompresi, infatti, i rimborsi ai Comuni, che vanno dalle spese per la propaganda elettorale all'acquisto del materiale indispensabile per l'installazione dei tabelloni, dalla remunerazione dei presidenti di seggio e degli scrutatori al costo del trasporto delle schede, e ai costi del personale di sicurezza per garantire il regolare svolgimento delle consultazioni. Del resto, anche dalla lettura della legge regionale n. 19 del 2015 si evince il principio per il quale si dovrebbe tendere ad accorpare il più possibile le consultazioni elettorali».

«In particolare, la scelta di due date differenti per le due consultazioni - aggiungono i portavoce regionali del M5S - potrebbe comportare una minore partecipazione al voto, rendendo difficile il raggiungimento del quorum previsto dalla legge per rendere valida la consultazione referendaria e inficiando così il valore politico e democratico della convocazione alle urne»«Se questa decisione fosse confermata, la classe politica finirebbe per reiterare il grave errore già commesso nel 2011, quando non si accorparono le elezioni amministrative, tenutesi il 15-16 maggio in diverse regioni, con i referendum abrogativi del 12-13 giugno. Allora il mancato risparmio fu calcolato in circa 115 milioni di euro. Risorse pubbliche così ingenti devono essere impiegate per far fronte a emergenze decisamente più urgenti».