19 marzo 2024
Aggiornato 07:00
I numeri della raccolta differenziata degli 80 comuni della NET Spa

Costruzioni, in Friuli è ancora profondo rosso

Parte male anche il 2017, allarme Cgil: «Settore più che dimezzato. Cresce il rischio illegalità»

UDINE - Non accenna a risalire il barometro delle costruzioni. A lanciare l’allarme è la Cgil di Udine, con il segretario provinciale Natalino Giacomini, assieme a Emiliano Giareghi, numero uno regionale della Fillea, la categoria che rappresenta i lavoratori dell’edilizia e del legno. L’assenza di segnali positivi emerge dai dati della Cassa edile di Udine, riferiti sia alla chiusura del 2016 che all’inizio del 2017. «Non solo non c’è un’inversione di tendenza – osservano Giacomini e Giareghi – ma prosegue un calo che, prendendo a riferimento i numeri pre-crisi, assume i contorni di un vero e proprio crollo verticale. Se lo scorso anno si è chiuso infatti con una contrazione pari all’8% nelle imprese iscritte alla Cassa edile, dell’11% per quanto riguarda gli operai e del 10% nelle ore lavorate, rispetto al 2008 i valori sono più che dimezzati».

I numeri
Analizzando i numeri del dettaglio, le imprese sono scese dalle oltre 1.350 del 2008 a un numero medio mensile di 735, lo scorso anno, per scendere ancora a quota 664 a gennaio: nove anni fa erano più del doppio. Più che dimezzato anche il numero degli addetti, passato da una media mensile di 6.500 nel 2008 ai 3.300 del 2016, per scendere addirittura sotto quota 3.000 (2.926) a gennaio. Ancora più marcata la flessione delle ore lavorate, ridottesi addirittura a un terzo dei volumi pre-crisi: se nel 2008 si erano sfiorati i 10 milioni di ore, con una media mensile di 800 mila, il 2016 si è chiuso con solo 4,4 milioni di ore denunciate, appena 360 mila al mese, per poi toccare un minimo storico di 258 mila a gennaio.
Unico segno meno con una connotazione positiva quello della cassa integrazione, che nelle costruzioni registra un calo del 31% a livello regionale (dati Inps) e del 25% a Udine (dati Cassa edile): una flessione che risente sì delle sempre più ridotte dimensioni del settore e dei fattori climatici, ma che può essere interpretato anche come sintomo (isolato, per la verità) di allentamento della crisi.

Allarme legalità
A proccupare la Cgil non c’è soltanto l’impatto economico e occupazionale della crisi, «che rende sempre più prioritaria – sostengono ancora Giacomini e Giareghi – l’esigenza di misure, anche a livello regionale, capaci di rimettere in moto il volano delle costruzioni, come il rilncio delle infrastrutture strategiche, gli interventi di messa in sicurezza del territorio, il recupero dei centri urbani, l’edilizia scolastica». Tra i fattori da tenere in considerazione, per il sindacato, c’è infatti anche la destrutturazione di un comparto dove la crisi e la scomparsa di tante aziende storiche vede moltiplicarsi le tipologie contrattuali, crescere il lavoro precario e sommerso, le finte partite Iva: «Una giungla – concludono i due sindacalisti Cgil – che favorisce il proliferare di fenomeni di violazione delle tutele contrattuali e previdenziali, i fenomeni di illegalità, le violazioni delle norme di sicurezza, il rischio di vere e proprie infiltrazioni criminali, al quale questo territorio non è purtroppo immune».