28 marzo 2024
Aggiornato 10:30
Musica

L'Ombra di Capossela si allunga sul Giovanni da Udine

Pubblico in visibilio per il nuovo, emozionante spettacolo del cantautore

UDINE - "Buonasera a tutti e benvenuti nel regno delle ombre». Con queste parole Vinicio Capossela accoglie il numerosissimo pubblico accorso al Giovanni da Udine per assistere alla tappa friulana del suo tour 'Ombra. Canzoni della Cupa e altri spaventi'. Dopo le atmosfere da grande sagra paesana che caratterizzavano il tour estivo dedicato al lato 'Polvere' del suo doppio album, ora tocca all'aura misteriosa dell«Ombra' impadronirsi dei teatri in questo nuovo tour iniziato a febbraio.

La voce inconfondibile di Vinicio attacca con i primi pezzi, mentre la sua ombra e quella degli 'uomini in nero' che lo accompagnano (Giovannangelo De Gennaro, Alessandro "Asso" Stefana, Edoardo De Angelis, Glauco Zuppiroli, Peppe Leone e Vincenzo Vasi) scivolano liquide sul telo semitrasparente che separerà pubblico e artisti per tutta la durata dello spettacolo e sul quale prenderanno vita le proiezioni e i giochi di luce curati dalla brava Anusc Castiglioni. Nota dopo nota facciamo conoscenza con 'Il pumminale', con 'La bestia nel grano' e con tutte 'Le creature della cupa' che abitano il personale mondo folklorico del cantautore irpino, che stavolta attinge a piene mani dal patrimonio popolare rurale per rielaborarlo con saggezza, personalità e passione. Ne escono brani potenti, carichi di una forza primitiva (anche grazie al massiccio uso delle percussioni), nei cui testi convivono sacro e profano, umano e sovrannaturale, spavento e fascinazione. Si susseguono veloci i pezzi dell«Ombra': 'Maddalena la castellana', 'La notte di San Giovanni', 'L'angelo della luce', a ciascuno dei quali Vinicio riserva una breve introduzione, come una sorta di fil rouge narrativo che li lega tra loro e trasforma il concerto in una vera narrazione in musica.

Dall'immaginario popolare alla mitologia antica il passo è breve: perfettamente coerenti con il racconto che Capossela sta portando avanti, si inseriscono nello spettacolo una cupa 'Brucia Troia', la poetica 'Le sirene', il quasi blues di 'Dimmi Tiresia' ("L'ombra più lunga è quella del tuo destino: se vuoi conoscerla interroga Tiresia" ci viene detto prima dell'esecuzione). Una moltitudine di specchietti appesi in installazioni á la Alexander Calder moltiplicano i giochi di luce mentre il cantautore, in un cambio vorticoso di strumenti e copricapi, ci porta a scoprire il lato umbratile di alcuni suoi pezzi storici: da 'Modì' (che dipingeva l'oscurità negli occhi delle sue donne) a 'Corvo torvo'.

Una versione rebetika di 'Scivola vai via' ci rammenta il carattere poliedrico e sperimentatore di Capossela, che nella sua ormai ultraventennale carriera ha cambiato pelle innumerevoli volte, in barba ad ogni calcolo di mercato. I suoi innamoramenti lo hanno portato a suonare il bozouki e bere ouzo nelle taverne di Atene, sulla tolda di una nave in tempesta ad avvistare balene e leviatani, sbronzo sotto il tavolino di qualche bar di città. Ma qualunque sia la scelta tematica e stilistica, Capossela dimostra sempre di avere la stoffa del vero artista, che fa del suo gioco una cosa serissima.

Si chiude con una versione oscura e ipnotica de "Il ballo di San Vito", al termine della quale cade finalmente il velo che ci separa dall'artista. L'ora delle ombre è passata, e ora c'è spazio per qualche battuta e tanti bis: La vera ombra che preferiamo tutti è quella dell'osteria" dice sornione Vinicio, attaccando 'Re della cantina'. La toccante dedica di 'Ovunque proteggi' a Giulio Regeni ci emoziona tutti, e quando con la vecchia 'Camminante"'si giunge alla fine dello spettacolo, nessuno vuole lasciar andare quel matto cantastorie. Il pubblico, in standing ovation, si spella le mani, commosso, emozionato, grato.