29 marzo 2024
Aggiornato 06:00
Editoriale

25 aprile: perché vietare a chi la pensa diversamente di essere in piazza?

Una vera conciliazione passa anche attraverso la condivisione di una piazza, fianco a fianco pur con idee contrapposte

UDINE - Tutto è pronto per le celebrazioni del 25 aprile in città. Una vigilia ‘agitata’, quella di quest’anno, dall’intenzione di presentarsi in piazza Libertà di Stefano Salmè, il candidato sindaco della Fiamma Nazionale. Un’intenzione subito stoppata dalla Questura di Udine, che ha intimato in forma scritta a Salmè di non partecipare alle cerimonia del 25 aprile.
Martedì sapremo se questo divieto sarà rispettato o meno. Di certo fa strano che dopo 72 anni il 25 aprile e il tema della Liberazione facciano ancora così discutere. Al di là del significato politico della giornata, il giorno della Liberazione dovrebbe essere, per antonomasia, il giorno di tutti. Di coloro che in quel 1945 erano dalla parte dei vincitori (partigiani e forze angloamericane) ma anche di coloro che erano dalla parte degli sconfitti (nazisti e repubblichini). Una vera conciliazione passa anche attraverso la condivisione di una piazza.

Nonostante Salmè sia espressione di quelle forze di destra che si richiamano (o si avvicinano ideologicamente) al fascismo, non credo sia corretto vietare la piazza alla Fiamma Nazionale e ai suoi simpatizzanti. Soprattutto quando le intenzioni, seppur in apparenza provocatorie, nascondono una passo verso una ‘pacificazione’ mai avvenuta davvero. Lo ripetiamo, che male possono mai fare 10 o poco più aderenti a questo partito di destra con una bandiera Tricolore in mano in mezzo a tante bandiere rosse o ad altrettanti Tricolori stretti tra le mani dei discendenti diretti di un partigiano? Deve essere la polizia a vietare l’ingresso a una persona in piazza per garantire la calma e l’ordine pubblico?

Chi vi scrive ha avuto un nonno partigiano, che ha combattuto per la liberazione del Nord Italia. E’ vero, in lui c’era un odio viscerale verso i fascisti e verso tutto ciò che li ricordava. Però lui le nefandezze di Mussolini&Company le aveva vissute in prima persona. Il compito di chi viene dopo, oltre a ricordare e celebrare, è anche quello di andare oltre, come avvenuto a Porzus. Credo che impedire a Salmè di essere in piazza con il suo Tricolore (e con il significato che lui dà a questo simbolo dell’Italia) sia sbagliato e che non porti a nulla se non ad acuire i contrasti. Sono convinto che la vera riconciliazione passi anche dal poter stare fianco a fianco nonostante le idee contrapposte. Anche in una giornata ‘sacra’ come il 25 aprile.