28 marzo 2024
Aggiornato 11:30
Cinema

Il film «Made in Hong Kong» torna a nuova vita grazie al Far East Film Festival di Udine

Restaurato in 4K dal Far East Film Festival, il cult movie anarchico di Fruit Chan tornerà nei cinema di Hong Kong il 1° luglio, a 20 anni esatti dall’Handover e dalla sua prima proiezione

UDINE – Il cinema d’Oriente e il cinema d’Occidente non sono mai stati così vicini: sabato 1° luglio uscirà nelle sale di Hong Kong un film profondamente legato all’Italia. Più precisamente, a un piccolo pezzo d’Italia: Udine. Più precisamente ancora, al Far East Film Festival di Udine. Non è certo una data qualunque, il 1° luglio 2017, perché segna esattamente il 20° anniversario dell’Handover (la fatidica restituzione di Hong Kong alla Cina). E non è certo un film qualunque, Made in Hong Kong, perché dell’Handover ha intercettato e documentato «in tempo reale» i contraccolpi, raccontando (senza filtri) la temperatura socio-politica di una città e di una comunità. Invisibile e introvabile da due decenni, praticamente destinato a scomparire, il potentissimo instant classic di Fruit Chan torna oggi a nuova vita grazie al restauro in 4K prodotto dal Far East Film Festival, con la collaborazione della compagnia di produzione di Andy Lau Focus Film di HK, ed eseguito dall’Immagine Ritrovata di Bologna partendo dal negativo originale (con la supervisione del regista e del direttore della fotografia O Sing-pui).

Un pezzo di storia
Per la prima volta nella storia, un film restaurato approda nei cinema hongkonghesi (grazie alla Golden Scene). E, ripetiamo, non certo un film qualunque. Il cult movie anarchico di Fruit Chan è un concentrato di alienazione urbana e disperazione giovanile, girato con una totale mancanza di fondi e una freschezza davvero impressionante. Uscito subito dopo l’Handover, ne restituisce pienamente – liberamente – gli effetti. Un periodo di paure e di tensioni per gli hongkonghesi, spaventati da un futuro che non riuscivano a decifrare. Un periodo di rottura e di occasioni per il cinema, obbligato a cercare una rinascita dopo i fasti di Bruce Lee e l’onda lunga di John Woo e Wong Kar-wai. Vero e proprio manifesto del cinema indipendente, girato a basso costo con attori non professionisti in location autentiche, Made in Hong Kong racconta la storia di Moon (il sexy Sam Lee), un teppistello da quattro soldi che ha lasciato la scuola e vive al soldo di un boss della mafia. Predestinato alla caduta, ma ingenuamente alla ricerca di un riscatto, spende il suo tempo inutile e violento con Sylvester, l’amico ritardato, e un giorno s’innamora di Ping, una malata terminale. Quanto basta per innescare, fatalmente, la tempesta perfetta.

Il regista
Lasciando la parola allo stesso Fruit Chan: «Ero preoccupato che la versione restaurata apparisse troppo perfetta: Made in Hong Kong era stato girato utilizzando pellicola scaduta e aveva quindi un aspetto molto grezzo. Ero preoccupato che il film diventasse una cosa diversa, se fosse sembrato troppo pulito, così ho chiesto di mantenere la grana delle immagini e il loro carattere. Facile da dire, ma non avevo la benché minima idea di come avrebbero fatto! Quando ho visto la versione restaurata, sono rimasto molto soddisfatto del risultato finale: era una replica fedele dell’originale». Nato e cresciuto a Hong Kong, Fruit Chan (1959) si è inserito nell’industria cinematografica come assistente alla regia nei primi anni Ottanta e ha diretto il suo primo lungometraggio, Finale in Blood, nel 1993, per poi firmare Made in Hong Kong (1997). Successivamente ha raccolto ampi consensi con film come The Longest Summer (1998), Durian, Durian (2000), Hollywood Hong Kong (2002) e Dumplings: Three... Extremes (2004). Negli ultimi anni è stato attivo come produttore e come regista di corti, e ha diretto il popolare film di fantascienza The Midnight After (2014, presentato lo stesso anno al FEFF).