19 aprile 2024
Aggiornato 06:30
Ambiente & Territorio

La Regione detta le regole per rilanciare la montagna

Il Presidente Serracchiani annuncia 114 milioni di euro per le Terre Alte. Sviluppo delle filiere corte, cura del paesaggio, miglioramento dei servizi e turismo sostenibile: questi i settori su cui puntare.

UDINE - Dopo enti locali, sanità e industria, la giunta Serracchiani traccia la strada per il rilancio della montagna. Un territorio fragile e in difficoltà, che stando agli indirizzi della Regione potrà risollevarsi puntando sullo sviluppo delle filiere e dei sistemi produttivi (legno e agroalimentare su tutti), sulla tutela e sulla cura del paesaggio, sul miglioramento dei servizi e su un prodotto turistico all'insegna della sostenibilità. Sono queste le indicazioni emerse dagli Stati generali della montagna, convocati dalla governatrice Debora Serracchiani nell’auditorium della Regione, a cui sono intervenuti un centinaio tra sindaci, attori del turismo, rappresentanti di categoria.

La presidente ha voluto tirare una riga, dopo mesi di confronto con  i protagonisti socioeconomici delle Terre Alte, dettando quelle politiche sulla montagna che potranno complessivamente godere di finanziamenti per oltre 114 milioni di euro, tenendo peraltro presente, ha rilevato la stessa Serrachiani, «che il problema oggi non è solo quello di avere risorse ma di allocarle e spenderle bene».

Alcune delle proposte sono sembrate piuttosto ordinarie, ma nulla vieta che possano risultare efficaci se supportate da fondi adeguati.
Entrando nel dettaglio delle idee dell’esecutivo, le prime filiere da valorizzare sono quelle della foresta-legno, dell'agroalimentare e delle pietra ornamentale. Se si vuole fare del bosco una risorsa e un motivo di sviluppo, Serracchiani è certa che si debba «concentrare gli interventi sugli aiuti alle imprese boschive e a quelle per la lavorazione del legno (puntando su sistemi a rete e aggregazioni d'impresa), creando un logo identificativo della filiera stessa, incentivando l'uso di legno certificato e lavorato in loco, formando nuove figure professionali». Per prima cosa si deve intervenire per sistemare la viabilità forestale (a tal proposito saranno investiti 4,5 milioni di euro del Fondo Sviluppo e  coesione e 360 mila euro dalle casse regionali).

Anche per l'agroalimentare l'approccio resta quello delle filiere corte (lattiero-casearia, della frutta, delle produzioni tipiche), comunque di qualità o certificate, privilegiando la costituzione di nuove associazioni o organizzazioni di produttori, lo sviluppo di strategie commerciali e di marketing, (anche verso l'estero), l'attivazione di progetti sostenibili anche da un punto di vista ambientale, il sostegno alla zootecnia (mantenimento dei pascoli, indennità compensative, aiuti per le vacche da latte allevate in zona montana). «In particolare - ha indicato la presidente - si dovrà puntare a un rapporto più stretto tra produzioni agroalimentari tipiche e settore turistico (ristorazione, esercizi alberghieri) pensando sia a forme di collaborazione commerciale sia a forme di promozione congiunta».

Sul fronte ambientale, la vera risorsa sarà la cura del territorio montano, garantendo i servizi essenziali a chi nelle Terre Alte sceglie di vivere. In questo senso si inseriscono gli interventi per il recupero dei terreni incolti, le sistemazioni e manutenzioni idrauliche, le azioni contro il dissesto idrogeologico (si è già speso 7,4 milioni di euro in questi ambiti), il rafforzamento dei servizi  scolastici, sanitari, del trasporto pubblico, delle infrastrutture telematiche e del lavoro. «Abbiamo pensato - ha dichiarato la presidente del Friuli Venezia Giulia - a una Scuola superiore dei Mestieri di Montagna, idea progettuale in fase embrionale, caratterizzata dalla valorizzazione di alcuni mestieri tradizionali reinterpretati in chiave innovativa nell'ambito delle filiere foresta-legno-arredo o foresta-legno-energia, l'area dell'agroalimentare, la lavorazione della pietra, il settore del turismo».
Infine, il capitolo del turismo, «focalizzando con precisione - ha detto Serracchiani - qual è il nostro prodotto turistico da vendere sul mercato interno e quello estero». «L'obiettivo - ha chiarito - è la revisione complessiva della governance del turismo della montagna», con la necessità che i consorzi turistici si trasformino per diventare reali protagonisti della valorizzazione delle diverse aree.

Altro aspetto da migliorare, con decisione, è poi l'accoglienza turistica, con la riorganizzazione degli info point turistici, che oggi costano circa 700 mila euro all'anno, indispensabili per incentivare quella proposta Fvg come Montagna attiva, sia d'estate che d'inverno, in grado di far passare il turismo regionale da un modello di destinazione ad uno di motivazioni ed esperienze da vivere.