29 marzo 2024
Aggiornato 06:30
Emergenza mare nostrum

Migranti: saranno i sindaci a decidere i numeri dell’accoglienza

Svolta nei rapporti tra Regione e amministrazioni locali. In Valcanale, tra Tarvisio, Malborghetto e Pontebba, i richiedenti asilo non saranno più di 40. Lauri (Sel) condivide il ricorso all'accoglienza diffusa

MALBORGHETTO – Il buon senso ha prevalso. Saranno i Comuni di Tarvisio, Malborghetto e Pontebba a stabilire, sulla base di loro valutazioni, quanti richiedenti asilo accogliere. Il loro numero, comunque, non supererà, complessivamente, le 40 unità. Una conclusione a cui si è giunti al termine di un vertice tra la presidente Debora Serracchiani, l’assessore alla Solidarietà Gianni Torrenti e i sindaci della Valcanale, Renato Carlantoni (Tarvisio), Ivan Buzzi (Pontebba) e Boris Preschern (Malborghetto).

LA SITUAZIONE - Dal vertice è emerso come la Regione sia al fianco dei Comuni per evitare che il numero di migranti diventi eccessivo. Per questo a Tarvisio, tramontata l’ipotesi Cara, si sta studiando il modo di dare ospitalità a una ventina di persone (in strutture private) mettendo in funzione una struttura per l’identificazione dei richiedenti asilo, sgravando il disagio delle forze dell’ordine, oggi costrette a far passare tutti i fermati attraverso le caserme. Si parla di una delle strutture dismesse nei pressi dell’ex valico con l’Austria di Coccau.
A Malborghetto parevano destinati 40 migranti, ma anche in questo caso, grazie al pressing dell’amministrazione locale, il loro numero sarebbe sceso a meno della metà (dell’accoglienza se ne dovrebbe occupare una casa per vacanze privata). Più distesa la situazione a Pontebba, fin da subito disposta ad accogliere diverse decine di profughi nell’ex veterinario di confine. Come detto, in tutta la Valcanale il numero di migranti non dovrebbe superare le 40 unità, limitando così il rischio che la disponibilità ad accogliere di strutture private possa sfuggire dal controllo delle istituzioni locali.

SERRACCHIANI - «Un incontro utile, che ha permesso di intensificare la collaborazione con i Comuni per affrontare un tema, quello dell'immigrazione, che deve essere gestito assieme dalle istituzioni». Questo il pensiero di Debora Serracchiani al termine del vertice con i primi cittadini. «Con i sindaci - ha detto la presidente - è stato condiviso il modello dell'accoglienza diffusa». Questo modello, come ha spiegato l'assessore Torrenti, prevede l'organizzazione di piccole strutture di primissima accoglienza, a disposizione delle Forze dell'ordine, per intercettare i flussi via terra che arrivano in Friuli Venezia Giulia, in modo da migliorare le procedure di identificazione e la sicurezza per i cittadini.
Da questi hub si prevede che i richiedenti asilo vengono rapidamente smistati in modo diffuso nei Comuni, che hanno la possibilità di promuovere, con finanziamenti regionali, attività per favorire l'integrazione e attività utili per la comunità, garantendo quindi un maggiore controllo.

VIA MARE E VIA TERRA - I sindaci della Valcanale hanno accettato questa impostazione, tenendo conto che nel solo 2014, attraverso il confine austriaco, sono transitati via terra oltre mille richiedenti asilo, spesso costretti a sostare lungamente in locali delle forze dell'ordine non adatti alla prima accoglienza. L'istituzione di un hub riservato ai soli richiedenti asilo che transitano dal confine e non destinato ad accogliere migranti da altre zone d'Italia, garantirebbe una gestione ordinata dei flussi e quindi maggiore sicurezza per le comunità locali.
I sindaci della Valcanale hanno anche manifestato la disponibilità a partecipare in forma congiunta ai progetti di integrazione promossi dalla Regione, per alcune decine di richiedenti asilo da ospitare nella zona.

LAURI - «L'accoglienza diffusa è la sola strada da prendere per gestire l'impennata del numero dei richiedenti asilo in regione determinatosi nelle ultime settimane. Le ragioni di questo aumento improvviso, che non dipendono dalle politiche della Regione, non sono chiare, ma con questo approccio piccoli gruppi di profughi in fuga dalle zone di guerra possono essere accolti sul territorio senza creare grosse concentrazioni di individui nelle località destinate all'accoglienza».
Lo afferma Giulio Lauri, capogruppo di Sel in Consiglio regionale. «E' l'accoglienza diffusa il modo migliore per dare risposta a quelle preoccupazioni che legittimamente sorgono nei cittadini e che il centrodestra strumentalmente amplifica e strumentalizzaha».