28 marzo 2024
Aggiornato 20:00
Politiche del lavoro

La Uil Fvg boccia il Jobs Act

Da Palmanova, il segretario regionale Menis, lancia l’attacco al provvedimento governativo. «Servono concrete misure di contrasto alla crisi, fondate sul sostegno all’economia reale»

PALMANOVA – La Uil del Fvg boccia il Jobs Act. «Non ha senso partire dai provvedimenti di uscita dal lavoro anzichè perseguire l’attuazione di autentiche politiche attive del lavoro, tanto più in un momento di crisi economica». A dirlo è il segretario generale della Uil del Friuli Venezia Giulia, Giacinto Menis. «Non basta il Jobs Act a trainare la ripresa. Non basta l’ennesima modifica del sistema di regole che investono il lavoro per creare crescita e nuove opportunità occupazionali. Servono invece concrete misure di contrasto alla crisi, fondate sul sostegno all’economia reale attraverso l’adozione di politiche industriali e piani di investimento capaci di rilanciare i nostri sistemi produttivi».

CASSA INTEGRAZIONE - Il punto su contratti e ammortizzatori sociali, la Uil, l’ha fatto a Palmanova, alla presenza di Antonella Pirastu e Marco Massera del Servizio confederale Uil Politiche del lavoro. Dall’incontro è emerso come le ore di cassa integrazione autorizzata, nel 2014, in Fvg, siano state quasi 33 milioni, il dato peggiore di sempre, superiore dell’11,5% rispetto al precedente «record» del 2013 e in negativa controtendenza non solo rispetto ai valori registrati dalle altre regioni del Nord-Est (che segnalano decrementi dal 15 al 21%) ma anche rispetto al dato medio nazionale (-6% nel 2014).
«I pochi e circoscritti segnali di ripresa sono talmente deboli – prosegue Menis - da non produrre effetti sul fronte occupazionale che risente anche del progressivo esaurirsi degli ammortizzatori sociali». E specialmente in una fase di crisi come questa, per trainare la ripresa, «non ha senso partire dai licenziamenti piuttosto che perseguire l’attuazione di autentiche politiche attive del lavoro, capaci di sostenere e orientare le persone espulse dal ciclo produttivo».

NO AL JOBS ACT – Le incongruenze e le contraddizioni individuate dalla Uil nel Jobs Act sono molteplici. Di fronte all’indeterminatezza dei sistemi di protezione sociale come la nuova cassa integrazione, al mancato avvio del Fondo di solidarietà, all’incertezza sulle risorse necessarie, la Uil continua a considerare non socialmente sostenibile l’estensione ai licenziamenti collettivi delle nuove norme sui licenziamenti illegittimi di natura economica, con il rischio che si allarghino occasioni di licenziamenti immotivati e, nella sostanza, discriminatori. Per quanto riguarda i licenziamenti individuali, la Uil avrebbe ritenuto necessario innalzare l’indennizzo per quelli economici, anche a evitare il rischio che imprese non corrette utilizzino i generosi incentivi all’assunzione previsti dalla Legge di Stabilità per «finanziare» licenziamenti ingiustificati.
Inoltre, per quanto riguarda i licenziamenti disciplinari, le nuove norme appena approvate rischiano di creare un’evidente sproporzione tra il fatto materiale contestato e la sanzione del licenziamento, soprattutto in assenza di un rinvio alle tipizzazioni di conservazione del posto previste dalla contrattazione collettiva.

CO.CO…. - Sulla semplificazione delle tipologie contrattuali, il Governo, che aveva promesso un’azione di vero e proprio «disboscamento», s’è limitato a prospettare l’abolizione di solo due delle oltre 40 formule contrattuali esistenti (quelle delle associazioni in partecipazione e del job sharing, pressochè inutilizzato). Quanto alle collaborazioni a progetto, c’è poca chiarezza circa le intenzioni governative. «Decisamente troppo poco – conclude il segretario Menis - per dare risposta alle domande di superamento delle precarietà, di contrasto alle tipologie contrattuali ibride e di pulizia delle forme mascherate di lavoro autonomo».