20 aprile 2024
Aggiornato 14:00
Crisi del commercio

Chiude il SottoVoce: il centro perde un altro pezzo

Da sabato serrande abbassate per l’american bar tra via Vittorio Veneto e piazza Duomo. I titolari lamentano il caro-affitti e la mancata collaborazione del Comune. E così, piano piano, il centro si svuota

UDINE – La crisi continua a mordere e il centro cittadino si svuota. L’ultima vittima illustre, in ordine di tempo, è il SottoVoce, american bar all’angolo tra via Vittorio Veneto e piazza Duomo, che ha deciso di chiudere i battenti a partire da sabato 28 febbraio. Un calo nel volume di affari sommato a canoni di affitto spropositati hanno spinto Orazio Consoli e la moglie, Loretta Picilli, a gettare la spugna. Dopo 10 anni di attività. «In centro – spiega Consoli – non è più possibile fare impresa: troppi vincoli, troppi divieti, troppa burocrazia».

I MOTIVI – Ci sono diverse motivazioni che hanno portato alla chiusura del SottoVoce. Innanzitutto la crisi dei consumi. «Dieci anni fa, quando ho cominciato – racconta Consoli – a pranzo incassavamo fino a 1.300 euro. Oggi è già tanto se arriviamo a 400 euro».
Ci sono poi rapporti tesi con la proprietà della palazzina in cui si trova il locale, il gruppo Generali. «Vogliono 4.700 euro di affitto al mese. Abbiamo tentato di chiedere una riduzione ma non c’è stato nulla fare. Non hanno voluto saperne di venirci incontro. Per questo, a un certo punto, ho deciso di non pagare più. Mi sono stancato».
A complicare la situazione ci si è messo anche il Comune di Udine. «Invece di aiutarti e sostenerti fanno di tutto per metterti i bastoni tra le ruote – assicura Orazio Consoli –. In questi dieci anni ho proposto diverse cose per migliorare la mia attività e l’offerta commerciale di Udine, ma tutte le idee sono state bocciate. Mi hanno fatto passare la voglia».

E ADESSO? - E’ amareggiato Consoli, ma fermo nella sua scelta. «Quando ho aperto – ricorda – ho investito molto denaro per riadattare i locali, che per trent’anni avevano ospitato una pellicceria. I primi problemi sono emersi già dopo un anno per il cambio di destinazione d’uso del piano interrato, da magazzino a cucina. L’operatività del locale, per questo inghippo, è stata praticamente dimezzata fin dai primi tempi. Purtroppo manca la collaborazione delle istituzioni e la disponibilità dei proprietari dell’immobile».
Consoli continuerà a fare il cuoco («mia moglie fa questo lavoro da quarant’anni, io da trenta»), ma non più in centro. Meglio un paese di periferia («così non dovremo più fare i conti con i pochi parcheggi e lottare per posizionare sedie e tavoli all’esterno del locale»). Per fare questo lavoro servono una grande passione e stimoli sempre nuovi. Elementi che Consoli andrà a cercare fuori da Udine. «Do una svolta alla mia vita – afferma – sperando di trovare maggiore apertura altrove. In questo modo, in centro città, non si può più lavorare».

IL CENTRO SI SVUOTA – Da sabato un’altra vetrina di via Vittorio Veneto resterà vuota (e due dipendenti resteranno senza lavoro). Non è la prima e non sarà l’ultima di questa porzione di città. Al di là della crisi, il vero problema pare essere il caro affitti, che taglia le gambe a chi vorrebbe mettersi in gioco e aprire una nuova attività. Spesso i proprietari preferiscono tenere i locali vuoti piuttosto che diminuire il canone di affitto. E non capita solo a Udine.