27 aprile 2024
Aggiornato 04:00
Le difficoltà della montagna

La Cisl lancia l’Sos per la cancellazione dei servizi in Alto Friuli

Negli ultimi 5 anni la montagna ha subito 33 chiusure di presidi e 44 razionalizzazioni. Disastrosa anche la situazione relativa alla connettività a banda larga. L'appello di Colautti alla politica regionale

GEMONA DEL FRIULI -  L’Alto Friuli, negli ultimi anni, è stato spogliato dei suoi servizi primari. Molte scuole hanno chiuso, così come gli uffici postali, senza contare la soppressione di vere e proprie istituzioni come il Tribunale e la Procura di Tolmezzo. Spostarsi con i mezzi pubblici è sempre più difficile, e di negozi di prossimità che riescono a tenere duro nei piccoli comuni ce ne sono sempre di meno. Non è un caso se centinaia di persone, ogni anno, decidono di lasciare la montagna per cercare lavoro e agi in pianura. A fare il punto sulla situazione è la Cisl Alto Friuli la quale, nella convinzione che si sia praticamente toccato il fondo, lancia un appello alle istituzioni affinché venga ridisegnata la mappa dei servizi nella zona montana e pedemontana del Friuli, in modo da consentire alle persone (attualmente i residenti in Alto Friuli superano di poco le 138 mila unità distribuiti su 68 Comuni) di restare a vivere nei loro paesi senza doversi privare dei servizi essenziali. 

I NUMERI DEL DEPAUPERAMENTO - Solo negli ultimi cinque anni si sono persi 33 presìdi di servizi in Alto Friuli (tra uffici, sportelli e scuole chiuse o soppresse), altri 44 presìdi hanno subito razionalizzazioni, riduzioni o accorpamenti. Si va dai Giudici di Pace di Pontebba e San Daniele, passando per la stazione forestale di Comeglians e per le scuole primarie di Rigolato, Piano d’Arta e Ravascletto, alla linea ferroviaria Gemona-Sacile, alle biglietterie di Pontebba, Ugovizza e Venzone, fino alle corse degli autobus urbani di una decina di comuni.
Discorso a parte lo meritano gli sportelli postali, calati dal 2010 a oggi di 17 unità (da 91 a 74, -19% comprendendo anche gli ultimi annunci). Ben più pesante la percentuale di razionalizzazioni di orari e giornate d’apertura (28 quelli via via interessati, pari al 31% del totale). Altre riduzioni o accorpamenti hanno riguardato gli uffici dell’Agenzia delle Entrate di Tolmezzo e Gemona. Sui 63 comuni facenti parte del comprensorio Cisl Alto Friuli (Carnia, Tarvisiano, Gemonese, Sandanielese, Tarcentino) ci sono casi addirittura di piccoli comuni (Dogna, Raveo, Ligosullo, Preone, Resiutta) che ormai non hanno né una scuola, né una farmacia né uno sportello bancario.

IL DIGITAL DIVIDE - Fin qui le esigenze «storiche», ma se a tutto ciò si aggiunge uno dei nuovi servizi primari per il cittadini, «l’abc del nuovo alfabeto economico» del Paese, come lo ha definito il premier Renzi, la connettività internet a banda larga, la situazione dell’Alto Friuli è disarmante: secondo i dati del Ministero dello Sviluppo Economico sul digital divide, ci sono 15 comuni dell’Alto Friuli con oltre l’80% di persone senza accesso alla banda larga (si intende da connessione fissa o mobile ad almeno 2 megabit al secondo) e altri 11 con la percentuale che supera il 60%.

LA PROPOSTA - «Abbiamo portato avanti in questi anni petizioni, raccolte di firme, manifestazioni, sit in e sono serviti a poco o nulla – ricorda Franco Colautti, segretario della Cisl Alto Friuli mostrando il corposo plico delle azioni intraprese nell’ultimo decennio -. Il nostro auspicio ora è che mettendo la politica di fronte ai numeri nudi e crudi, si possa fermare per un attimo la tagliola, attraverso una moratoria - o la si chiami come si preferisce - cogliendo però l’occasione per l’apertura di un confronto politico collettivo con tutte le amministrazioni locali.  Facciamo valere una volta per tutte la nostra autonomia – propone - e di fronte alla carta geografica del nostro Alto Friuli decidiamo con logica, raziocinio e criterio, servendoci naturalmente del contributo dei diretti interessati, a cosa non si possa assolutamente rinunciare in una comunità, quali sarebbero le dislocazioni migliori di alcuni presìdi, a cosa poi si sarebbe disposti a rinunciare».

LE RAGIONI DELL’INDAGINE -  «Abbiamo voluto realizzare questa indagine – spiega Colautti, affiancato anche dal membro della segreteria regionale Cisl Fvg, Luciano Bordin – per richiamare ancora una volta, in maniera forte e decisa, l’attenzione su un problema che denunciamo da tempo: il costante depauperamento del tessuto dei servizi a livello locale, che a sua volta, come del resto già evidenziato nei mesi scorsi, porta a un acuirsi dello spopolamento del territorio montano e pedemontano del Friuli Venezia Giulia. Allo stesso tempo però – aggiunge - non possiamo nasconderci dagli enti «doppioni» e dalle presenze anacronistiche di certe strutture». Il riferimento è agli oltre 40 enti tra pubblici e privati che operano sul territorio montano. Spesso e volentieri senza grossi risultati.