28 marzo 2024
Aggiornato 11:30
Crisi CoopCa

No al fallimento di CoopCa: il tribunale sceglie la strada del concordato

Ora si spera che il piano di salvataggio possa essere migliorato con ulteriori offerte. La soddisfazione di Serracchiani e Bolzonello. Intanto i soci temono di non poter comunque rivedere i loro risprami

TOLMEZZO - Il tribunale di Udine ha dato l’ok al piano concordatario presentato dal cda di Coopca. Scongiurato, quindi, il fallimento della Cooperativa Carnica e della collegata ImmobilCoopca srl, come richiesto invece dalla Procura di Udine. Soci e dipendenti continuano a sperare che il piano di salvataggio possa essere integrato con l’interesse di nuovi acquirenti, salvaguardando così il maggior numero di posti di lavoro e avendo maggiori garanzie sul recupero dei risparmi investiti negli ultimi anni.

Il commento di Serracchiani e Bolzonello
«Il via libera al concordato è un primo passo positivo, che apre alla possibilità di migliorare il piano di ristrutturazione delle Cooperative Carniche». Lo afferma la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani commentando la pronuncia del Tribunale di Udine. «Le manifestazioni d'interesse che sono state avanzate da soggetti nazionali della cooperazione - aggiunge Serracchiani - sono state considerate concrete e credibili, e si può ritenere che la sentenza ne abbia tenuto conto. Il miglioramento del piano è un obiettivo per il quale la Regione, nell'ambito delle sue competenze, si è impegnata con grande energia, e proseguiremo in questa direzione nell'interesse di lavoratori, soci e prestatori».
Anche per il vicepresidente della Regione Sergio Bolzonello «siamo di fronte a un passaggio che dà speranza. Il lavoro da fare resta ancora molto e non sarà semplice, ma oggi rileviamo che non dobbiamo affrontare lo scenario in assoluto più negativo, come sarebbe stato il fallimento».

I soci sperano in un concordato migliore
«I soci – si legge sul blog nato dopo il crac CoopCa – pretendono che sia loro sottoposto un piano di concordato credibile dal punto di vista legale e finanziario, su cui abbia senso esprimere un voto favorevole o contrario e non invece una vuota promessa che ‘le cose finiranno nel migliore dei modi’. Purtroppo – aggiungono – non c'è più spazio per queste dichiarazioni, e i soci hanno il ragionevole dubbio che tra tre anni il concordato possa concludersi senza che loro vedano un euro».