19 aprile 2024
Aggiornato 07:00
Verso il 70esimo dalla Liberazione

«Celebriamo il 25 aprile per dare compimento agli ideali della Resistenza»

Il presidente dell'Anpi provinciale, Spanghero, spiega perchè è importante ricordare la fine della guerra a settant'anni di distanza. Appellandosi ai giovani dice: «Vogliamo celebrare senza essere retorici e per riuscirci serve una conoscenza della storia»

UDINE – Che senso dare alle celebrazioni del 25 aprile settant’anni dopo? A spiegarlo è il presidente provinciale dell’Anpi Udine, Dino Spanghero, che si rivolge in modo particolare alle nuove generazioni, affinchè sappiano fare propri i valori e gli ideali della lotta di Liberazione.

Presidente Spanghero, che significato ha festeggiare il 25 aprile oggi?
«Celebrare il 25 aprile ha e continuerà ad avere un senso, in quanto porta con sé quelle motivazioni che furono alla base della Resistenza e quindi della società democratica in cui viviamo».

Di che motivazioni parla?
«Per rispondere prendo in prestito il pensiero di Norberto Bobbio, il quale individuava nella Resistenza tre tipi di guerra: una d’indipendenza dall’invasore tedesco, una antifascista e una per la giustizia sociale. Solo la prima è riuscita a raggiungere l’obiettivo prefisso».

Si spieghi meglio.
«L’invasore tedesco è stato scacciato, e quindi l’obiettivo può dirsi raggiunto. La lotta antifascista, invece, non si è ancora esaurita: nella società  moderna assistiamo a rigurgiti fascisti e nazisti, che non vanno sottovalutati. Anche la guerra per il raggiungimento di una giustizia sociale non è conclusa. Ecco perché ha ancora senso portare avanti i valori che furono alla base della Resistenza, per centrare gli obiettivi non completamente raggiunti. In questo senso ognuno di noi può dare il suo contributo».

I testimoni diretti di quel 1945 sono sempre meno. Come coinvolgere le nuove generazioni?
«Mi piace ricordare che quest’anno, dopo la celebrazione ufficiale con le autorità nel centro di Udine, ci si sposterà in piazzale XXVI Luglio, dove la Resistenza sarà raccontata dai giovani del Consiglio comunale dei ragazzi e del Palio Studentesco. Ecco come le nuove generazioni saranno coinvolte nelle celebrazioni del 25 aprile. A mio avviso i giovani di oggi sono molto attenti ai valori: il nostro compito è creare un collegamento tra questo loro spirito e la Resistenza».

Come risponderà Udine alle commemorazioni per il 25 aprile?
«La ricorrenza è molto sentita in città, e credo che la partecipazione sarà alta. In queste circostanze non si celebrano solo i morti della lotta di Liberazione, ma gli ideali che portarono a quella lotta. Vogliamo celebrare senza essere retorici e per riuscirci serve una conoscenza della storia».

Il 25 aprile si ricorda anche il sacrificio delle forze Alleate. Parteciperà al ricordo nel cimitero britannico di Adegliacco?
«Certo, dopo le celebrazioni ufficiali a Udine ci sposteremo a Tavagnacco. Mi sembra un atto doveroso ricordare anche il sacrificio delle forze Alleate. L’abbiamo sempre fatto: fino a qualche anno fa l’Anpi si recava al cimitero il giorno 24 aprile, quest’anno lo faremo il 25».

Cosa si sente di dire a chi del 25 aprile non ne vuole proprio sapere?
«Provate a partecipare alle cerimonie e ad ascoltare come si sono svolti i fatti. Senza radici e senza conoscenza della storia è difficile capire chi siamo. La nostra società, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, deriva da quella lotta. Il 25 aprile, quindi, può rappresentare un’occasione utile per riflettere e ragionare sul nostro presente e per capire in che direzione vogliamo andare».