26 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Emergenza immigrazione

«La scabbia non rappresenta un pericolo per la popolazione del Fvg»

La presa di posizione arriva dall’Azienda ospedaliera, che ribadisce come il contagio non avvenga con una stretta di mano o un abbraccio. Una patologia che, normalmente, fa registrare 10-15 casi all’anno in Friuli. Tra i profughi 20 quelli colpiti fin’ora

UDINE – I migranti sparsi per Udine sono più di 650, 200 dei quali vagano senza meta tra parchi cittadini, edifici dismessi e aiuole. Alcuni di loro, nei giorni scorsi, hanno manifestato i sintomi della scabbia, ma per Azienda ospedaliera e assessore regionale alla Salute non c’è alcun motivo di preoccuparsi. I rischi di contagio, per la popolazione locale, sono davvero limitati. Fin’ora sono stati una ventina i profughi colpiti da questa infezione dall’inizio dell’emergenza.

Si trasmette solo con un contatto prolungato
A gettare acqua sul fuoco su una situazione già difficile per l’incapacità di gestire i continui afflussi via terra di migranti, è l’Azienda ospedaliera di Udine.  «La scabbia – si legge in un comunicato – è una ectoparassitosi (cioè infestazione determinata da un parassita che si diffonde per vie esterne), la quale si trasmette esclusivamente per contatto prolungato e diretto pelle-a-pelle con le lesioni di una persona che ha la scabbia. Una stretta di mano o un abbraccio rapido non diffondono la scabbia: negli adulti può essere acquisita con contatto sessuale».
Più facile la diffusione in condizioni di affollamento, quando la vicinanza corpo-pelle è prolungata. Un’infezione che, normalmente, fa registrare 10-15 casi all’anno in Friuli.

Una ventina i casi tra i migranti presenti a Udine
I casi di scabbia identificati tra i migranti di Udine dal mese di maggio sono stati 8 in un primo gruppo di 80 persone ospitate alla Cavarzerani (si tratta del gruppo successivamente trasferito in altre regioni), subito dopo l'installazione delle tende. Nei giorni scorsi due medici e due assistenti sanitari hanno visitato 140 persone ospiti nella caserma per completare il percorso sanitario ed è stato rilevato un solo caso di sospetta scabbia, trattato. Altri casi isolati, non più di una decina, sono stati rilevati nel corso degli ultimi 3/4 mesi in soggetti migranti, tutti trattati.

Niente allarmismo
L’Azienda sottolinea come, in questa fase, ogni tipo di allarmismo da parte di cittadini e media sia ingiustificato. Detto questo, però, precisa come le condizioni igieniche che caratterizzano i luoghi di accoglienza siano determinanti per evitare che l’infezione possa propagarsi.
Usa toni rassicuranti anche l’assessore regionale alla Salute Maria Sandra Telesca. «I profughi che giungono nella nostra regione – afferma - sono visitati e quindi monitorati per verificarne le condizioni di salute, sia riguardo alla scabbia che a qualsiasi eventuale altra patologia».