19 aprile 2024
Aggiornato 23:30
Emergenza migranti

Niente arrivi negli ultimi 2 giorni e si pensa ai Centri di accoglienza

Controlli rafforzati ai confini e inizio del ramadan interrompono (temporaneamente) i flussi verso il Friuli. Regione e prefetture pianificano l'apertura di strutture per l'identificazione e il controllo sanitario dei profughi. A Udine si sta sistemando la caserma Cavarzerani. Il Sap torna a chiedere la sospensione di Schengen

UDINE - Sarà merito dei controlli rafforzati ai confini con la Carinzia o dell’inizio del ramadan, fatto sta che negli due giorni non sono stati intercettati clandestini in ingresso in Friuli. Una calma apparente che consente alle istituzioni (Regione  prefetture su tutte) di ragionare in prospettiva sull’accoglienza. Anche perché dopo il trasferimento di circa 700 profughi in altre regioni italiane, il Friuli può nuovamente respirare. «Stiamo rafforzando la nostra capacità organizzativa, soprattutto in prospettiva». Queste le parole dell’assessore regionale alla Solidarietà, Gianni Torrenti. In sostanza si sta cercando di stringere i tempi per dar vita a quel sistema di accoglienza diffusa che fino a oggi ha faticato a decollare. Prima dello smistamento sul territorio, però, i migranti dovranno essere identificati e controllati: ecco perché sorgeranno, in regione, almeno 5 hub dedicati al disbrigo delle pratiche di prima accoglienza dei richiedenti asilo.

La maggior concentrazione in Friuli
A questo proposito, Torrenti ha evidenziato come si stia «condividendo con Governo e Prefettura il percorso di accoglienza anche attraverso l'apertura di hub dedicati, possibilmente vicino ai confini, dimensionati ad hoc per non impattare sul territorio e garantire la necessaria qualità». L’hub più significativo, in provincia di Udine, sarà quello della caserma Cavarzerani, dove si sta già lavorando per eliminare la tendopoli e dar vita a 150 posti 'fissi' per i profughi in arrivo via terra. Un altro di questi hub dovrebbe sorgere a Fusine, ma per ora non ci sono i fondi necessari per rimettere in sicurezza l’ex caserma sul valico. Altri tre saranno nelle province di Gorizia, Pordenone e Trieste. In queste strutture i richiedenti asilo, dopo essere stati sottoposti a screening sanitari, avvieranno le pratiche burocratiche, senza bisogno di essere indirizzati verso la questura di Udine. Strutture che non saranno utilizzate né per ricevere i richiedenti asilo che sbarcano al Sud né diventeranno centri di accoglienza per il lungo periodo. Il tempo di permanenza medio prima dello smistamento sul territorio, dovrebbe essere di una settimana.
«Stiamo andando verso la normalità - ha detto ancora Torrenti - caratterizzata da una presenza compatibile con le dimensioni e le esigenze del Friuli Venezia Giulia, favorendo in questo modo il rispetto dei residenti che è condizione essenziale affinché vi sia un accoglimento positivo finalizzato ad un'assistenza di qualità e un'auspicata integrazione».

Il Sap incontra il prefetto
Un tema, quello dei migranti, che è stato al centro tra i vertici del Sap, il Sindacato autonomi di Polizia, e il prefetto di Udine, Provvidenza Delfina Raimondo. Tra i presenti, il segretario regionale Olivo Comelli, il segretario provinciale Adriano Vuerich, il segretario provinciale aggiunto Maurizio Visentini oltre al questore Claudio Cracovia.
Alla rappresentante del Governo sono state reiterate le richieste che il Sap da tempo sta proponendo sull’istituzione di un centro di identificazione nel Tarvisiano per poter effettuare tutte le operazioni di polizia e le valutazioni sanitarie dei cittadini extracomunitari rintracciati; inoltre è stata ribadita la necessità di effettuare un servizio di controllo ai confini sulla scorta di quelli istituiti dalla Francia sul confine di Ventimiglia e dall’Austria al confine del Brennero, e non come accade ora, con un mero controllo, se pur rinforzato, di retro-valico.
Il Sap ha ribadito la necessità di sospendere il trattato di Shengen e di ripristinare i controlli documentali su tutta la fascia confinaria del Friuli Venezia Giulia, atteso che gli ingressi di coloro che non vogliono farsi identificare si sono spostati dal Tarvisiano alle altre zone del territorio scarsamente presidiate (Cividalese, Goriziano, e Trieste).