20 aprile 2024
Aggiornato 08:00
La battaglia istituzionale

Altro ricorso dei 56 sindaci «dissidenti», anzi «liberi», contro la riforma delle Uti

Se la Regione ritirerà la legge Panontin, i Comuni che stanno osteggiando la riforma sono pronti a sedersi attorno a un tavolo per ridiscutere il futuro degli enti locali

UDINE – I sindaci ‘dissidenti’ (loro preferiscono essere chiamati ‘liberi’) sono pronti a sedersi attorno a un tavolo con la Regione e a ridiscutere la riforma delle autonomie locali. Prima, però, la giunta Serracchiani deve ritirare l’attuale riforma, che sta inanellando una serie di ricorsi al Tar proposti dai 56 Comuni che non accettano l'imposizione della legge Panontin. Dopo quelli sulla delimitazione territoriale delle Uti, infatti, ora è arrivato anche il ricorso sui commissariamenti di quei Comuni (27 in tutto) dove lo statuto delle Unioni territoriali intercomunali non è stato approvato. La battaglia, quindi, prosegue su più fronti.

L’unico dato certo è la mancanza di certezze
I tre sindaci che per primi hanno alzato la voce contro la riforma Panontin, Renato Carlantoni, Piero Mauro Zanin e Pierluigi Molinaro, hanno annunciato pubblicamente il ricorso contro la nomina dei commissari (in realtà i ricorsi sono 27 come i Comuni coinvolti), ospiti del presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini (e con l’appoggio di una decina di primi cittadini al seguito con tanto di fascia Tricolore). Nell’occasione sono tornati sull’argomento della data dell’udienza davanti al Tar del Fvg: «Il 10 febbraio non si terrà l’udienza per relativa ai ricorsi sulla delimitazione provvisoria e definitiva delle Uti – chiarisce Zanin –. I termini per la convocazione in quella data, infatti, sono scaduti nei giorni scorsi. Ci chiediamo, quindi, il perché gli avvocati della Regione abbiano indicato via lettera il 10 febbraio come data dell’udienza, giornata confermata a voce anche dall’assessore Paolo Panontin durante un incontro pubblico in Carnia. A questo punto – aggiunge – se la Regione ha deciso di rinviare di 120 giorni l’avvio della riforma per dare tempo al Tar di esprimersi sui ricorsi, quando tale proroga scadrà, il 28 febbraio, che farà la Regione? Prorogherà ancora in attesa del responso del Tar, e in questo caso la riforma diventerebbe una barzelletta, o si renderà conto del pastrocchio amministrativo compiuto e farà un passo indietro?».

La sfida dei sindaci
Stando così le cose, i sindaci ‘dissidenti’ invitano la Regione a mettere in atto la legge di riforma secondo il cronoprogramma stabilito. «Se la giunta regionale considera ancora buona questa riforma, vada avanti – precisa Zanin – nominando i commissari in tutti i Consigli comunali (un’ottantina) dove non è stato approvato lo statuto delle Uti. Non siamo certo noi a voler rallentare le cose. In caso contrario, riconoscano l’errore commesso, ritirino la legge e troveranno in noi un interlocutore disposto a sedersi attorno a un tavolo per ripartire dalle norme nazionali e ridisegnare il futuro degli enti locali».
Carlantoni, dal canto suo, ribadendo come l’iniziativa dei Comuni non sia da sdoganare come ‘politica', conferma che l'intenzione dei Comuni ricorrenti non sia quella di rallentare il processo riformatore. «La legge così com’è stata progettata non funziona – avverte Carlantoni – a questo punto era meglio partire dalle unioni di servizi comunali nati con la legge Iacop nel 2006».
Molinaro ha citato il caso della Comunità Collinare, che la Regione vorrebbe cancellare per il solo fatto di non aver trovato un accordo sulle Uti. «Una realtà – ha chiuso il sindaco di Forgaria – che dimostra come i Comuni, da soli, possano aggregarsi autonomamente senza bisogno di dar vita a nuovi enti locali».
Intanto i sindaci ricorrenti hanno un altro asso nella manica: stanno predisponendo un documento con i costi della nuova riforma, dettagliando quelle voci che, per ora, parrebbero sfiorare i 20 milioni di euro.