29 marzo 2024
Aggiornato 08:30
Martines e Moretti difendono la legge

Il Tar fa slittare al 26 maggio la decisione sui ricorsi anti Uti

Un rinvio che soddisfa i primi cittadini e scatena le opposizioni in Consiglio regionale, che a gran voce chiedono di far slittare l’entrata in vigore della legge Panontin

UDINE – Il Tar del Fvg ha deciso di aggiornare al 26 maggio l’udienza per discutere dei ricorsi presentati dai sindaci che da mesi si oppongono alla riforma degli enti locali. Un rinvio che soddisfa i primi cittadini e scatena le opposizioni in Consiglio regionale, che a gran voce chiedono di far slittare l’entrata in vigore della legge Panontin.

I sindaci a Trieste
Davanti al presidente del Tar Fvg, Umberto Zuballi, c’è una folta rappresentanza di sindaci ‘ribelli’. Al termine del dibattimento, durante il quale il presidente del Tar ha voluto sapere dai legali della Regione in che modo la legge di riforma garantisca la libertà di scelta dei Comuni, è stato tutto rimandato al 26 maggio, alla vigilia delle elezioni amministrative. Merito soprattutto del modo con cui gli avvocati dei ricorrenti hanno esposto le ragioni alla base dei ricorsi. «Ci sarà una seduta straordinaria – ha chiarito il sindaco di Talmassons, Piero Mauro Zanin – nella quale saranno discussi solo i nostri ricorsi. E già questa è una buona notizia che dimostra l’importanza della questione. Siamo soddisfatti, in quanto il presidente del Tar ha compreso il ‘grido di dolore’ che arriva dagli enti locali».
Complessivamente sono un’ottantina i Comuni che si sono dichiarati contrari alla riforma degli enti locali, 58 dei quali hanno formalizzato il proprio malessere con il ricorso.  

La posizione di Riccardi e Tondo
«Chissà se, almeno davanti alla decisione del Tar, Serracchiani capirà». Esordisce il capogruppo di Fi in Consiglio regionale, Riccardo Riccardi. «Spetterà alla presidente decidere se limitarsi a spostare il termine fissato al 15 aprile per l'approvazione degli statuti o, invece, cogliere l'occasione per rivedere seriamente l'impianto della norma con l'obiettivo di evitare i giudizi dei tribunali. O si ferma e discute davvero, evitando di pellegrinare per la Regione obbligando i sindaci ad aderire alle Uti - chiude – altrimenti potrebbe trovarsi davanti a sorprese il 26 maggio, rischiando di chiudere questa legislatura senza una riforma lasciando i nostri enti locali in mezzo al guado». Critico anche Renzo Tondo, presidente di Autonomia Responsabile. «La fretta è cattiva consigliera e la decisione del Tar di unificare i procedimenti sulle Uti dimostra che qualcosa da vedere in quella riforma c’era e c’è». Anziché aprire al confronto, «la giunta – sono le parole di Tondo – ha preferito non ascoltare e tirare dritto, rischiando di andare  a sbattere. Purtroppo mi sembra che stia accadendo ciò che avevamo previsto e che si poteva evitare attraverso il confronto democratico con tutti i soggetti interessati».

Le critiche di Zilli, Ciriani e Colautti
Barbara Zilli e Luca Ciriani, consiglieri regionali di Lega Nord e FdI/An, invita la giunta Serracchiani «a fare un passo indietro e a prorogare l'entrata in vigore delle Uti, mettendo da parte, per una volta, l'arroganza dando ascolto ai sindaci». «Panontin e la presidente hanno l'occasione per non rendersi ridicoli davanti ai cittadini - dicono ancora Zilli e Ciriani - si attui una scelta di buon senso: per i cittadini ma anche per le casse della Regione. Il rinvio consentirebbe di prendere tempo in attesa di una sentenza definitiva del Tar. Che cosa accadrebbe infatti se poi, a Uti avviate, il ricorso dei sindaci venisse accolto? Un disastro amministrativo totale». Sulla questione interviene anche Alessandro Colautti, presidente di Area Popolare/Ncd, che ribadisce la necessità di posticipare l’avvio delle Uti a inizio 2017, «togliendo le penalizzazioni ai Comuni e definendo un concreto modello di governance del territorio».

La difesa di Moretti e Martines
«La sentenza (anche se slittata al 26 maggio) non blocca il percorso riformatore, le Uti vanno avanti, quindi continuiamo con il nostro lavoro. Il tavolo politico è nato per entrare nel merito delle questioni, non certo per bloccarla». Lo dicono il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Diego Moretti, e il presidente della V Commissione consiliare, Vincenzo Martines (Pd), commentando la decisione del Tribunale amministrativo. «Non si sposta il termine dell'avvio delle Uti, fissato al 15 aprile, perché la sentenza non cambia il percorso che stiamo portando avanti. Il concetto - sostengono Martines e Moretti – è che la sentenza non fa da spartiacque, come vorrebbe invece l'opposizione. Il processo di integrazione tra Comuni è inevitabile, se la sentenza ci dirà di porre dei cambiamenti lo faremo, ma rispetto all'aggregazione delle Uti c'è la necessità di partire con la loro costituzione».