18 aprile 2024
Aggiornato 21:30
La lotta per il lavoro

La storica occupazione delle miniere di Cave del Predil diventa libro

Il lettore si immerge in quegli intensissimi 17 giorni raccontati attraverso 120 immagini, rigorosamente in bianco e nero, scattate tra il 7 e il 22 febbraio del 1991

TARVISIO - «Quei lavoratori, moderni forzati, gente del mestiere più duro, pericoloso e vincolato del mondo sono stati e rimarranno maestri di solidarietà». Con queste parole Gian Paolo Gri ha voluto ricordare i minatori di Cave del Predil , protagonisti nel febbraio del 1991 di una storica occupazione, per 17 giorni, del sito estrattivo simbolo del Friuli, e verso i quali la Cisl Alto Friuli ha dedicato il libro ‘Uomini Liberi nel Sindacato Libero’ presentato lo scorso 30 aprile alla sala Pozzo Clara della località tarvisiana. Una cerimonia molto partecipata, che ha regalato alla popolazione locale e alle varie autorità presenti, momenti toccanti ed emozionanti.

Il libro
Il volume, curato nei testi dal giornalista David Zanirato e nella grafica da Elena Colautti, offre un primo spaccato storico del sito minerario, quindi racconta il periodo dell’occupazione attraverso l’esperienza dello stesso fotografo Danilo De Marco, di uno dei valorosi minatori, Gianfranco Pontarini, dell’attrice Aida Talliente che ha portato in Teatro questa lotta con lo spettacolo ‘Miniere’ nel 2013, di Valerio Rossi, presidente dell’Associazione dei Minatori di Raibl. Quindi il lettore si immerge in quegli intensissimi 17 giorni dell’occupazione grazie agli scatti di De Marco, fotografo, reporter e giornalista friulano che ha solcato le lande più sconosciute del globo. Ben 120 immagini, rigorosamente in bianco e nero, scattate tra il 7 e il 22 febbraio del 1991, all’intero e all’esterno della storica miniera di Cave del Predil - Raibl; fotografie pregne di significato che grazie al fotografo Danilo De Marco hanno reso una testimonianza unica dell’occupazione del sito estrattivo da parte di 55 dei suoi lavoratori, scesi nelle viscere della terra per lottare contro la chiusura dell’attività, a cui si aggiunse la mobilitazione di madri, mogli, figli e dell’intera comunità di Cave del Predil.