25 aprile 2024
Aggiornato 01:30
10 le giornate con le serrande abbassate previste

Il governo impugna la legge sulle chiusure festive

Il testo contrasterebbe con l’articolo 117 della Costituzione. Ma il vicepresidente della Regione Fvg, Sergio Bolzonello, non si scompone più di tanto. La giunta valuterà se ricorrere o meno alla Corte costituzionale

UDINE - Il Governo ha deciso di impugnare la legge regionale sul commercio, quella che limita a dieci le aperture festive dei negozi. Sono tre gli articoli finiti nel mirino dello Stato, che contrasterebbero con l’articolo 117 della Costituzione. Ma il vicepresidente della Regione Fvg, Sergio Bolzonello, non si scompone più di tanto. «Resta – afferma rimarcando la correttezza del percorso compiuto dalla norma – la bontà dell'intero impianto della legge regionale sul commercio approvata dal Consiglio regionale».

Il ricorso non ha sorpreso. Già in commissione era stato ampiamente dibattuto il fatto che il governo avrebbe potuto impugnare la legge. Tuttavia in quell'occasione da parte della maggioranza era emersa la forte convinzione che dieci chiusure festive all'anno potessero essere assolutamente compatibili con il sistema del commercio in Friuli Venezia Giulia. Ciò perché in quelle date già i piccoli centri chiudono l'attività e, di fatto, si viene a creare una sorta di disparità tra questi e le altre catene di distribuzione. A ciò si aggiunge che, per effetto di un sorta di gentleman agreement, nei Paesi confinanti con il Friuli Venezia Giulia, in particolari festività tutti i negozi abbassano le serrande pur avendo la possibilità di tenere aperta l'attività.

Ora l'esecutivo regionale - una volta pervenute e analizzate nel dettaglio le motivazioni del Governo - valuterà se vi siano le condizioni affinchè si possa procedere a un ricorso alla Corte costituzionale oppure modificare la norma. La scelta compiuta dalla Regione con l'approvazione della legge, non voleva rappresentare un ‘braccio di ferro’ quanto invece un'azione di stimolo che potesse assumere connotati nazionali; l'intento infatti era anche quello di far riaccendere i riflettori e dare un'accelerazione all'iter per la conclusione dell'esame di un disegno di legge del settore, che da tempo giace in commissione parlamentare della Camera.