29 marzo 2024
Aggiornato 07:00
Legge sulle Uti

Martines: 'La riforma si migliora al tavolo politico, non nei tribunali'

Il consigliere regionale del Pd e presidente della V Commissione si rivolge ai sindaci 'ribelli', invitandoli a trattare nelle giuste forme

UDINE – Vincenzo Martines, consigliere regionale e presidente della V Commissione consiliare, sulla questione Uti ci ha sempre messo la faccia. Nei dibattiti come negli incontri organizzati nell’ultimo anno sul territorio, non si è mai sottratto al confronto, mettendo in luce i plus ma anche le criticità della riforma degli enti locali targata Paolo Panontin. Ora che il Tar si è espresso ci tiene a mettere un po’ d’ordine sulla questione, invitando i 'ribelli' a lasciare le aule dei tribunali per concentrarsi sulla trattativa a livello politico. 

«Ricordo che i ricorsi – spiega – erano nati perché c’era la convinzione, da parte dei ricorrenti, che la legge di riforma imponesse ai Comuni comportamenti lesivi della propria libertà, sottintendendo un’anticostituzionalità e un’errata stesura della stessa. Sotto questo aspetto – chiarisce l’esponente del Pd – il Tar è tombale, affermando come la legge stia in piedi e sia fatta bene. E questo, dopo tante discussioni, va ribadito».
Martines, quindi, sottolinea la bontà dell’operazione sia sotto il profilo politico che legislativo. «Il Tar, però, dice anche un’altra cosa – aggiunge – e cioè che i commissariamenti non sono leciti. E questo l’avevamo già messo in conto, come dimostrano le modifiche alla legge 3 apportate nelle scorse settimane, tenendo conto anche dalle sollecitazioni giunte dalle opposizioni. Quindi – chiarisce Martines – credo che sulla questione questa maggioranza abbia agito bene, con la convinzione che la legge potesse essere uno strumento valido di riforma ma con la consapevolezza di dover inserire dei correttivi strada facendo».

Ora, per Martines, è il momento di guardare avanti. «La sentenza del Tar riconosce la bontà della legge: a questo punto va messo ordine dove serve ma utilizzando lo strumento del tavolo politico e non dei tribunali. Dal mio punto di vista la sentenza deve servire per mettere fine a quell’atteggiamento secondo cui le soluzioni vengono cercate e trovate attraverso il ricorso ai giudici. Smettiamola con questo ‘accanimento’ giuridico – conclude Martines – e concentriamoci, invece, sulla politica e sulla trattativa per apportare i correttivi necessari a una legge ben fatta».