26 aprile 2024
Aggiornato 07:00
Chiesta un'inversione di rotta

La minoranza dem chiederà a Serracchiani di rinunciare al doppio incarico

Si prevede una resa dei conti durante la direzione regionale del Partito Democratico convocata per lunedì prossimo. A rischio anche la segretaria Fvg, Antonella Grim.

UDINE - Dopo re Matteo, è la volta della ‘zarina’ passare sotto le forche caudine della direzione regionale del partito, convocata per lunedì prossimo. La tiepida autocritica che la presidente della Regione ha fatto all’indomani del voto delle amministrative e la fermezza del premier nel respingere gli attacchi della minoranza dem nella riunione di lunedì, sono un combinato disposto che inducono a far pensare che nemmeno la prima sarà disposta a farsi crocifiggere dall’ala del dissenso interno. E questo nonostante la sconfitta del Pd in Fvg abbia assunto caratteristiche da Waterloo politica.

La Grim si dimetterà?
Nei giorni scorsi qualcuno ha paventato l’ipotesi che la segretaria regionale, Antonella Grim – in ossequio a un bon ton istituzionale che i partiti trasformati in comitati elettorali hanno smarrito – potrebbe presentarsi dimissionaria alla direzione regionale. O perlomeno, consapevole del disastro elettorale e della fuga dei tesserati  (circa 700-800 in meno ogni anno in Fvg)  rimettere il mandato. Ma dai bersaniani difficilmente arriverà la richiesta di dimissioni. Il perché è affidato al commento al vetriolo  di un loro rappresentante: «La Grim si è dimostrata politicamente il nulla, quindi è del tutto superfluo che ci sia o meno». Ma allora  cosa chiederà la minoranza?

La minoranza chiederà a Serracchiani di rinunciare al doppio incarico
I vari Travanut (Mauro), Sonego, Pegorer, Malisani, Liva, Codega (tanto per citarne alcuni) stanno valutando l’ipotesi di presentare, lunedì sera, un documento. Comunque vada, la prima richiesta che faranno sarà un esplicito invito alla Serracchiani a rinunciare al doppio incarico e quindi a dare le dimissioni da vice segretaria nazionale del partito. Nessuna rappresaglia nei suoi confronti – assicurano – ma soltanto la consapevolezza che il palazzo sta bruciando e che dunque lei non può continuare a permettersi il lusso di fare la pendolare tra Trieste e Roma. La minoranza aggiunge che si tratta di una richiesta squisitamente politica e non di un capriccio. Il dato vero da cui partire – insistono – è la gravissima sconfitta subita a Trieste, Pordenone e Cordenons.

Nel Pd serve un’inversione di rotta
La minoranza dem è convinta che o il Pd cambia immediatamente rotta anche in Fvg o alle regionali del 2018 sarà un bagno di sangue. Previsione tutt’altro che remota visto appunto che dal voto delle amministrative tutto tace e nessuno della maggioranza del partito ha invocato quella che dovrebbe essere una scelta tanto inevitabile, quanto scontata: una decisa inversione di rotta.
Un’inversione di rotta auspicata non soltanto dalla minoranza bersaniana, ma anche da una base mortificata da un gruppo dirigente e dirigistico ma che sta pensando di  farsi sentire per infrangere quella sorta di tabù di un vertice regionale del Pd  autoreferenziale e poco disposto al confronto. No, non ci saranno sconvolgimenti lunedì prossimo, ma Serracchiani non potrà non percepire che il malumore che attraversa il Pd non alligna soltanto all’interno di quel 20 per cento circa di bersaniani, ma è molto, molto più diffuso. ‘Nani, ballerine e cavalier serventi’ in genere vengono alla luce soltanto quando la nave affonda. Non è ancora il caso del Pd del Fvg. Ma le falle ci sono e devono fare preoccupare la presidente ‘posso voglio comando’ che guida il partito, assieme al suo cerchio magico,  con una buona dose di superbia e di arroganza. Far finta che nulla sia successo o che sarebbe sufficiente qualche maquillage dentro il Pd significherebbe confermare che c’è un’anima dem che ha smarrito ogni legame con la gente e con il suo elettorato.